New York (New York, Usa), 3 feb. (LaPresse/AP) – Aveva solo 46 anni, impegnato come sempre e al sicuro nella posizione che si era guadagnato, quella di uno dei più grandi attori al mondo. Non ci sono voci discordanti sulle doti e le conquiste di Philip Seymour Hoffman, la cui morte improvvisa ha sconvolto il mondo del cinema e ha troncato sua imprevedibile e straordinaria carriera. Impavido nelle sue scelte, enciclopedico nella sua preparazione, era un attore shakespeariano in abiti moderni, capace di dare profondità e varietà alla sfilza di ciarlatani, fannulloni, fragili e burberi a cui ha dato vita. Amici, colleghi e innumerevoli fan sono in lutto insieme alla famiglia dopo che l’attore 46enne è stato trovato morto, con una siringa nel braccio, ieri mattina nel suo appartamento nel Greenwich Village, a Manhattan.
Nella sua carriera interrotta così bruscamente, e premiata nel 2006 con un Oscar per la sua interpretazione Truman Capote in ‘A sangue freddo’, ha dato vita ad una galleria di personaggi vividi e sempre straordinari. Candidato come miglior attore non protagonista altre volte: nel 2008 per ‘La guerra di Charlie Wilson’, nel 2009 per ‘Il dubbio’ e nel 2013 per ‘The Master’, esercitava il suo mestiere con una naturalezza sgualcita che lo aveva reso uno degli artisti più ammirati della sua generazione.
Nato il 23 luglio 1967 a Fairport, nello stato di New York, Hoffman ha iniziato a recitare sin da giovane e ha subito di mostrato di poter prendere qualsiasi ruolo. Come Laurence Olivier o Meryl Streep, il suo appeal non era vincolato all’età o all’aspetto. Fisico robusto e capelli biondi, era un caratterista con il carisma necessario ad interpretare ruoli da protagonista, in film intellettuali e in blockbuster. Sembrava mancare totalmente di arroganza ed era amato da tutti i colleghi.
Versatile e sempre brillante, lo si ricorda per ognuna delle sue interpretazioni, in pellicole che ha contribuito a rendere memorabili, si nel versante drammatico che in quello della commedia. Per citarne alcune, ‘Boogie Nights’, ‘Il grande Lebowski’, ‘Happiness’, ‘Magnolia’, ‘Il talento di Mr. Ripley’, ‘Quasi famosi’, ‘Ubriaco d’amore’, ‘La 25ª ora’, ‘Mission: Impossible III’, ‘Onora il padre e la madre’m, ‘La guerra di Charlie Wilson’, ‘Synecdoche, New York’, ‘Il dubbio’, ‘I love Radio Rock’, ‘Le idi di marzo’, ‘L’arte di vincere’, fino al capo spirituale di ‘The Master’. Grandissimo anche sul palcoscenico, ha ricevuto tre candidature per il suo lavoro a Broadway, tra cui ‘Morta di un commesso viaggiatore’. Il suo ultimo ruolo è stato quello di Plutarch Heavensbee nella serie di ‘Hunger Games’: aveva finito di girare ‘Hunger Games: il canto della rivolta – Parte 1’ e stava finendo le riprese per la parte seconda, l’ultima.
Hoffman nel corso degli anni ha sempre parlato con franchezza delle lotte passate con la tossicodipendenza. Dopo 23 anni di astinenza, lo scorso anni aveva ammesso di aver avuto una ricaduta e di aver sviluppato un problema di eroina che lo aveva portato in rehab. Domenica mattina è stato trovato nel suo bagno da un amico e un assistente che hanno chiamato il 911. Hoffman lascia la sua compagna da 15 anni, la costumista Mimi O’Donnell, e tre figli di 10, 7 e 5 anni. “Siamo devastati dalla perdita del nostro amato Phil e apprezziamo l’effusione di amore e sostegno che stiamo ricevendo da tutti” ha dichiarato la famiglia in una nota.
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