New York (New York, Usa), 6 feb. (LaPresse/AP) – Le luci di Broadway si sono spente per un minuto ieri sera in omaggio a Philip Seymour Hoffman. Gli edifici di Manhattan, in zona Times Square, hanno tenuto le luci abbassate in suo onore, a dimostrazione del diffuso affetto per l’attore, celebre tanto sul grande schermo quanto sul palcoscenico. Una veglia di preghiera si è tenuta fuori dalla sede della compagnia LAByrinth Theater, di cui Hoffman è stato a lungo membro.

Nel frattempo continuano le indagini. Una delle quattro persone arrestate nella sera di martedì perché sospettate di avere una connessione con la morte aveva il numero di cellulare dell’attore. Si tratta del musicista jazz Robert Vineberg, 57 anni, che ha a suo carico un’accusa di possesso di eroina a scopo di spaccio. Secondo la denuncia, nel suo appartamento sono stati trovari circa 300 pacchetti di eroina, un sacchetto di cocaina e circa 1200 dollari in contanti.

Gli altri due sono vicini di casa di Vinenberg, la studentessa Juliana Luchkiw e il suo fidanzato Max Rosenblum, enmtrambi 22 anni, e sono stati accusati di possesso di cocaina. Gli inquirenti hanno deciso di non perseguire le accuse verso la quarta persona, affermando che non vi siano prove che avesse controllo sugli stupefacenti o sull’appartamento dove sono stati trovati.

Gli avvocati dei tre arrestati negano che i loro clienti abbiano alcun ruolo nella morte di Hoffman e ritengono che siano stati travolti dal vortice di interessi che circonda la scomparsa dell’attore. “Questo caso e le accuse contro il signor Vineberg non hanno assolutamente nulla a che fare con la morte di Philip Seymour Hoffman. Speriamo che il procuratore distrettuale non userà Vinemberg come capro espiatorio” ha affermato l’avvocato del musicista.

Che gli arresti siano avvenuti ad appena due giorni dalla morte di Hoffman riflette l’attenzione e l’urgenza che ha attirato. Tutti e tre sono stati incriminati un giorno doopo l’arresto, nu passo piuttosto insolito, e sono trattenuti senza cauzione. I due giovani erano visibilmente costernati quando il giudice ha negato loro la cauzione. “Lei non è una spacciatrice, è una studentessa di college” ha detto l’avvocato della Luchkiw, mentre il legale di Rosenblum ha affermato che il suo cliente “non ha nulla a che fare con Philip Seymour Hoffman”.

Gli inquirenti hanno stabilito che l’attore, premio Oscar per ‘Capote’, il giorno prima della sua morte aveva compiuto sei transazioni al bancomat all’interno di un supermercato vicino a casa sua per un totale di 1200 dollari. Ora stanno esaminando in cerca di indizi un computer e due iPad trovati a casa di Hoffman, dove hanno recuperato siringhe, n cucchiaio carbonizzato e diverse prescrizioni di farmaci, tra cui uno per la pressione sanguigna e un rilassante muscolare.

Dai tabulati telefonici, la polizia è risalita a Vineberg, rafforzando la teoria che possa avergli fornito la droga. Su alcuni dei pacchetti in casa di Hoffman erano stampati i simboli dell’asso di cuori o dell’asso di picche. Invece quelli rinvenuti da Vineberg avevano altri marchi di riferimento, tra cui Black List e Panda.

È comunque da tenere presente che secondo le leggi dello Stato, in base a un caso risalente al 1972 che ha stabilito un precedente, gli spacciatori non possono essere ritenuti responsabili della morte dei loro acquirenti. Per cui, potrebbe risultare difficile per l’ufficio del procuratore distrettuale ritenere penalmente responsabile un trafficante di stupefacenti della morte per overdose di un cliente.

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