Massimo Troisi, 20 anni fa ci lasciava ‘Il postino’. Non ci resta che rimpiangerlo

Torino, 4 giu. (LaPresse) – Vent’anni fa moriva l’attore e regista napoletano Massimo Troisi, scomparso a 41 anni per una malattia cardiaca. L’ultimo suo film è stato ‘Il Postino’, candidato ai premi Oscar come miglior attore e miglior sceneggiatura non originale. Uomo malinconico e poetico, incredibilmente timido. La timidezza, infatti, è la caratteristica che predomina nei film di Troisi come nella sua vita personale. Negli anni giovanili Massimo la considerava un problema, soprattutto con le ragazze, ma in seguito è diventata peculiarità distintiva della sua personalità e dei suoi personaggi. Ma, al di là della apparente timidezza, si nascondeva in Troisi un uomo irriverente e provocatore, capace di svelare e smontare i luoghi comuni su Napoli, la sua città, sulla povertà e la famiglia.

La sua intera attività nello spettacolo, dal teatro prima, al cinema e alla televisione poi, raccontano spaccati della vita napoletana.

A cominciare dalla scelta del nome della compagnia teatrale ‘La Smorfia’, voluto dallo stesso Troisi, come chiaro riferimento napoletano all’interpretazione dei sogni per rintracciare i numeri da giocare al Lotto.

Il suo debutto al cinema arriva nel 1981 con ‘Ricomincio da tre’, nella veste sia di regista, sia di attore. Per la critica è un successo. Da lì prende il via la carriera sul grande schermo. Si guadagna il consenso del pubblico con ‘Non ci resta che piangere’ (1984), ‘Le vie del Signore sono infinite’ (1987), e ‘Pensavo fosse amore…invece era un calesse’ (1991), con cui firma la sua ultima regia.

Troisi è considerato come il ‘salvatore del cinema italiano’, ritenuto a quei tempi in crisi. Venne paragonato a Totò e a Eduardo De Filippo, anche se da questo confronto ha sempre preso le distanze.

‘Il postino’ (1994) è stato il suo ultimo film, da lui scritto e recitato, ma diretto da Michael Radford. Troisi era malato e avrebbe dovuto recarsi a Houston, negli Usa, per sottoporsi a un trapianto ma preferì fare il film.

Troisi aveva detto: “Questo film lo faccio con il mio cuore”. E così divenne il suo testamento morale.