Torino, 19 nov. (LaPresse) – Si inaugura domani la collaborazione tra il Torino Film Festival e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, centro per l’arte contemporanea torinese. L’evento, che si aprirà nella sede della Fondazione (via Modane 16, Torino) domani sera alle 19.00, precede l’apertura del Festival. Protagonista sarà Josephine Decker, videoartista, performer e regista statunitense che aprirà la serata con una performance, seguita dalla proiezione di suoi cortometraggi e da un Q&A con l’artista.
La collaborazione tra il TFF e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo prosegue al festival: tra i riconoscimenti della 32esima edizione, il secondo premio del concorso lungometraggi è infatti il ‘Premio della Giuria-Fondazione Sandretto Re Rebaudengo’ (7.000 euro).
Inserita da Filmmaker Magazine nella lista degli indie statunitensi sui quali scommettere, applaudita da Indiewire e da The New Yorker, accostata a David Lynch e Terrence Malick, Josephine Decker ha esordito nel 2013 con il lungometraggio ‘Butter on the Latch’, seguito nel 2014 da’ Thou Wast Mild and Lovely’. Originaria del Texas, laureata a Princeton, autrice di cortometraggi e video musicali, di un documentario sulla bisessualità negli States, ‘Bi the Way’, e del cortometraggio’ Me, the Terrible’, ha allestito numerose performance e ha collaborato con le artiste Sarah Small e Marina Abramovich al MoMA. È stata inoltre protagonista in film diretti da Joe Swanberg, Stephen Cone, Adam Wingard, Onur Tukel.
La sua performance ‘Thanks Giving Smash Living’ sarà un invito a vivere la collera in maniera gioiosa. “Che cosa facciamo normalmente quando siamo arrabbiati? – chiede Decker, spiergando la sua performance – Potremmo nasconderci, essere maleducati con il taxista, urlare ai nostri figli. E se la nostra rabbia fosse qualcosa di cui non aver paura o per la quale non fosse necessario nascondersi, ma anzi, goderne? E se traessimo beneficio dalla collera nello stesso modo in cui lo facciamo con la gioia e con la libertà? E se ci liberassimo dei nostri demoni personali e andassimo a cena tutti insieme, portando il peggio di noi stessi? E se la rabbia potesse essere un momento di gioia?”.
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