Firenze, 29 gen. (LaPresse) – Apre al pubblico dal 10 febbraio fino al 24 maggio alla Galleria degli Uffizi di Firenze ‘Gherardo delle Notti – Quadri bizzarrissimi e cene allegre’, la prima esposizione monografica al mondo dedicata al pittore olandese Gerrit van Honthorst.
Gerrit è nato e morto a Utrecht ma è vissuto a Roma per 10 anni, all’incirca tra 1610 e il 1620, dove si è e formato. Il periodo dell’attività italiana del pittore è quello qualitativamente più ricco e denso di novità stilistiche. Folgorato e dallo stile di Caravaggio, è noto per la forza e la crudezza della sua arte e per il virtuosismo, specialmente nelle scene a lume di notte (da qui il soprannome Gherardo delle Notti).
Il catalogo della produzione italiana dell’artista non supera le quaranta opere: la mostra presenterà quasi tutti questi dipinti e documenterà accuratamente sia la fase iniziale, più cruda e nordica sia quella più famosa e matura. A questa seconda fase appartengono i risultati straordinari che hanno reso celebre il pittore, come le tele conviviali fiorentine (Cena con sponsali, Buona ventura, Cena con suonatore di liuto) o quelle appartenute a Vincenzo Giustiniani (eccezionale il prestito del Cristo dinanzi a Caifa della National Gallery di Londra).
Un’ampia sezione documenterà la grande influenza avuta da Gherardo sullo sviluppo del filone della pittura a lume di notte, presentando opere di Trophime Bigot, del Maestro del lume di candela, di Giovan Francesco Guerrieri, di Francesco Rustici, di Rutilio Manetti, di Adam de Coster, di Mathias Stomer, di Domenico Fiasella e di Paolo Guidotti, e due dipinti di Abraham Bloemaert, maestro di Honthorst.
Completa l’esposizione il confronto con alcuni maestri attivi sulla scena romana insieme a Gherardo: i suoi concittadini Dirck van Baburen e Hendrick Terbrugghen; lo Spadarino; Bartolomeo Manfredi, autore, come Gherardo, di fondamentali scene conviviali.
Arricchisce la mostra la presenza di un dipinto del Caravaggio, eseguito nel 1609 e ben presto giunto alla corte granducale, il Cavadenti della Galleria Palatina: questo grande quadro dovette essere decisivo per la messa a punto dei temi prediletti dal pittore olandese, che lo citerà in almeno tre dipinti. Considerata tale circostanza e l’evidente passione di Cosimo II e di Piero Guicciardini per l’opera di Honthorst, pare lecito ipotizzare in questa sede che, malgrado essa non sia ancora documentata, il pittore abbia avuto una permanenza anche a Firenze.
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