di Virginia Michetti

Sanremo (Imperia), 11 feb. (LaPresse) – Non chiedetegli Cosa è restato degli anni ’80. “Non me l’aspetto proprio questa domanda” dice scherzando Raf.
“Mi auguro che della mia carriera restino le canzoni, non solo quelle che il grosso pubblico conosce a tema amore ad eccezioni di brani come ‘Battito’, ‘Gente di mare’, ‘Si può dare di più’, ma anche canzoni con problematiche sociali e quelle che conoscono gli aficionados. Sono canzoni che ha capito solo chi ha comprato i miei dischi e li hanno ascoltati attentamente”. “Ho sempre fatto le mie cose con onestà, cercando di non ripetermi e in passato ho pagato, perché non ripetersi è un rischio, di fare dei dischi diversi che spiazzano le persone che ti riconoscono in un modo e non sono disposte a cambiare insieme a te”.

Il cantante classe 1959 torna al Festival per la quarta volta, dopo un’assenza sul palco dell’Ariston di 24 anni. La prima volta nel 1988 con Inevitabile follia; di nuovo nel 1989 con ‘ Cosa resterà degli anni ’80’ e la terza nel 1991 con ‘Oggi un Dio non ho’. Ci torna oggi in gara nella sezione Campioni con il brano ‘Come una favola’ per la fiducia nei confronti del direttore artistico Carlo Conti e per il ritorno d’immagine che il festival offre.

“Oggi Sanremo ha una valenza diversa – afferma Raf – , nell’epoca dei talent il palcoscenico del festival, che si deve confrontare anche con i talent, è diventato l’unica alternativa popolare per chi deve promuovere i propri dischi”. Ma lo ha smosso “il fatto che lo presentasse Carlo Conti, che è un mio caro amico dai tempi di Firenze quando io ero un adolescente punk e lui era un dj. Continuiamo ad essere della stessa squadra e ad avere molte cose in comune, è una persona che mi dava fiducia e mi ha convinto che per me sarebbe stata un’occasione utile comunque sarebbe andata”. “Perché – ammette – c’è una gara ma basta non tenerne conto, ed essere qui, altrimenti con l’uscita del mio nuovo album temo che sarebbe venuto nemmeno un terzo dei giornalisti”.

“È vero che il festival va di pari passo con quello che succede in Italia – nota – nell’era dei talent gli autori hanno dovuto adattare la formula e rendere un po’ più talent il festival per fare ascolti, senza snaturarlo”. “Mi auguro che non ci saranno contestazioni perché Sanremo ha il ruolo di intrattenere le persone, non deve esserci per forza l’evento eclatante e mi auguro che non avvenga. Sappiamo la situazione qual è e non c’è bisogno di aggiungere elementi di negatività”.

“Si parla di un festival pop, ed è quello che è sempre stato questo, non va confuso con il premio Tenco. E quando Sanremo ha cercato di essere qualcosa di diverso guarda caso non ha fatto audience. E’ quello che vogliono gli italiani, la musica leggera, perché non c’è niente di male”. Così Raffaele Riefoli, in arte Raf, in conferenza stampa a Casa Sanremo.

Con gli anni Raf ha imparato a prendere con più serenità il festival: “Quello che non sopportavo di Sanremo, quando avevo partecipato, era la troppa tensione addosso come se la tua vita fosse in gioco in quei pochi minuti su quel palco, ma non è così. Certo è importante, ma non da mettere in discussione tutta una carriera, non c’è niente di definitivo. Ieri Romina – aggiunge – ha detto una cosa molto bella, che con la musica in realtà non i dovrebbe mai gareggiare. Fai musica perché ti piace, i risultati vengono dall’acquisizione di quello da fai da parte del pubblico”.

Il brano con cui è in gara, ‘Come una favola’, è una ballad romantica, tipologia che lui difende: “La canzone d’amore è sempre esistita nella canzone popolare ed ha sempre avuto un ruolo importantissimo – nota Raf – eppure ricordo periodi in cui era bistrattata, e la parola ‘amore’ era quasi innominabile e tacciata di banalità. Ma ha un valore enorme”. Il suo approccio, spiega consiste nell’utilizzare “sonorità inernazionali con scrittura di testi che sono frame di un film da mettere insieme per raccontare una storia, che poi sono storie che riguardano tutti. È una ricerca filologica curata, perché il concetto è uno ma lo si può scrivere in infiniti modi”.

Per i suoi colleghi in gara ha solo parole buone. “Trovo particolarmente bella quella di Malika Ayane, però anche quelle che sono a rischio eliminazione mi sono piaciute. Vi sembrerò troppo democristiano”, scherza. Avrebbe dovuto fare un duetto con Annalisa, occasione sfumata per lavorare sul nuovo disco e sulla partecipazione a Sanremo, ma non è la sola con cui vorrebbe lavorare. “Ci sono collaborazioni che farei anche subito, ce lo dicevamo io e e Nek, e anche con quella teppa di Moreno. Perché no? Collaborerei con ognuno di loro”.

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