di Virginia Michetti

Torino, 16 mag. (LaPresse) – “Sono così emozionata, ho urlato ‘Quest’anno conquistiamo Cannes’. Ho solo visto il film di Nanni Moretti perché era l’unico uscito in sala, quindi devo ancora vedere Matteo Garrone e Paolo Sorrentino, però solo dai trailer li trovo bellissimmi, e mi viene da dire che bello il cinema quando è Cinema. Poi sono da vedere, ma sappiamo chi sono, la fiducia c’è, ora conquistiamo Cannes e l’anno prossimo i David saranno come i mondiali”. Lo racconta Valentina Lodovini, intervistata da LaPresse, al Salone del libro di Torino.

Il riferimento calcistico non è causale. L’attrice umbra, presente al Salone perché membro della giuria del premio ‘Morandini corti d’autore’, con presidente Ferzan Ozpetek, è già legata a Torino da un grande amore. “Torino la amo alla follia. Anche se lo dicono di Milano, io trovo che sia Torino la città più europea che abbiamo. Una città a misura d’uomo, ci si vive beneà E poi avete lo Juventus Stadium”.

Lodovini racconta la sua ‘fede’. “A Torino ci sono stata col teatro, ma sopratuttto sono un’accanita tifosa juventina quindi sono venuta spesso allo stadio. Sono tanto felice in questo momento, posso dirlo? – dice ridendo – stiamo vivendo un sogno questi ragazzi ci hanno dato delle soddisfazioni incredibili”. “La mia squadra non ha un nome di una città, ma racchiude un valore, che è la giovinezza, la speranza il futuro, mica poco” aggiunge.

Invece al Salone del libro è la prima volta ed è entusiasta. “È un lunapark – racconta Lodovini – sono una lettrie accanita e lo trovo meraviglioso. Ringrazio Morandini per avermici portato, ieri ero come una bambina in giro per gli stand, ci ho trascorso cinque ore e mi sembrava ne fosse passata una. Poi ci sono incontri ed eventi incredibili, è davvero interessante”.

Da lettrice forte, Valentina Lodovini è onnivora. “Ho sempre pensato – spiega – conoscere per crescere, sicché mischio classici a contemporanei”, ma con una passione per i classici. Tra i suoi imprescindibili le opere di Milan Kundera, in particolare “‘L’insostenibile leggerezza dell’essere’, lo rileggo ogni sei mesi, così come l’Amleto”. Poi le opere di Goliarda Sapienza, ‘Un divorzio tardivo’ di Abraham B. Yehoshua, ‘Domani nella battaglia pensa a me’ di Javier Marías. “Sono legata alla memoria, a ciò che ci ha costruito e ci ha formato. Sono dell’idea ch parliamo e interagiamo anche grazie ad alcuni autori che hanno definito la formazione dell’essere umano”, conclude.

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