Washington (Usa), 21 ott. (LaPresse) – Nel giorno di ‘Ritorno al futuro’, anche la Casa Bianca si mobilita pubblicando una lettera di Michael J. Fox, l‘attore protagonista della saga cult anni ’80. Da una parte la celebrazione di un film che ha accompagnato la vita di giovani di tante generazioni, dall’altra una riflessione seria sui progressi della medicina negli ultimi 30 anni e su quanti potrà ancora farne.

“Abbiamo fatto un lungo percorso dal 1985. Quando Marty McFly e Doc Brown hanno fatto un viaggio di 30 anni nel futuro, potevamo solo immaginare le innovazioni che oggi diamo per scontate. Nuove idee e tecnologie che hanno cambiato completamente il nostro modo di vivere, imparare e lavorare”, scrive l’attore nella lettera.

“A quei tempi – aggiunge – se mi avessero detto che sarei passato dal parlare al telefono cellulare al parlare di biologia cellulare, non ci avrei mai creduto. Ma oggi, la ‘Michael J. Fox Foundation’ sta aiutando a far crescere la ricerca per velocizzare l’arrivo del momento in cui potremo trattare, curare e anche prevenire le malattie cerebrali come il Parkinson”. Michael J. Fox è infatti affetto dalla malattia neurodegenerativa dal 1991, quando aveva soli 30 anni, e nel 2000 ha dato vita alla fondazione che si occupa di ricerca sul Parkinson.

“Cosa sarà possibile fare fra altri 30 anni? Chiamatemi ottimista – prosegue Michael J. Fox – ma credo che entro il 2045 troveremo tutte le cure che cerchiamo, soprattutto grazie a tutte le persone intelligenti e appassionate che lavorano affinchè ciò accada. Medici e ricercatori di tutto il mondo stanno sviluppando nuovi strumenti per migliorare le diagnosi e le cure per le malattie del cervello, per trovare trattamenti su misura per ogni malattia grazie alla medicina personalizzata e per rendere migliore la vita di milioni di persone. Questa è veramente roba del futuro”.

“Oggi, nel ‘Ritorno al futuro Day’, vi sfido ad immaginare il mondo nel quale desiderate vivere fra trent’anni. La Casa Bianca sta ospitando una serie di conversazioni on-line con gli innovatori di tutto il Paese. Aggiungete la vostra voce. Non tutti possiamo essere studiosi del cervello, ma tutti possiamo partecipare. Uno dei motivi per i quali la ricerca sul parkinson è progredita così tanto negli ultimi 15 anni è che le persone che convivono con questa malattia e le loro famiglie hanno lavorato loro stessi come innovatori per costruire il futuro che noi tutti vogliamo. “Insieme – esorta l’attore – faremo delle malattie neurologiche una cosa del passato. E se poi potremo anche viaggiare su un ‘volopattino’, allora tanto di guadagnato”, conclude ironicamente.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata