Il film documentario è ambientato a Lampedusa e racconta il dramma dei migranti
Il film Fuocoammare di Gianfranco Rosi ha vinto l'Orso d'oro alla 66esima edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino. "Berlino premia Gianfranco Rosi, il suo talento e la poesia dell'accoglienza #Fuocoammare #orgoglio", scrive il premier Matteo Renzi su Twitter commentando la vittoria del regista. "I miei pensieri più profondi vanno a quelli che non hanno potuto concludere il loro viaggio della speranza", ha detto il regista ricevendo l'Orso d'oro per il suo film in cui racconta i migranti che attraversano il mar Mediterraneo diretti a Lampedusa. "Il premio a Rosi ci riempie di orgoglio e dimostra la vitalità del cinema italiano capace di raccontare, con poesia e crudezza, storie di grande attualità", commenta il ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, "Fuocoammare è un film che ha la forza di proiettarci nella quotidianità di Lampedusa, luogo simbolo dei confini europei e dei drammi e del dolore dei migranti del mediterraneo. Storie di coraggio e solidarietà, raccontate con un linguaggio universale, che scuote il mondo e che fa riflettere sulla necessità di affrontare il dramma dell'immigrazione in modo unitario e umanitario".
Gianfranco Rosi con 'Fuocoammare' è il 6 italiano ad aggiudicarsi l'Orso d'Oro al Festival del cinema di Berlino. Il premio mancava al nostro Paese dal 2012 quando andò a 'Cesare deve morire' dei fratelli Taviani. Prima era andato nel 1991 a 'La casa del sorriso' di Marco Ferreri, nel 1972 a Pierpaolo Pasolini con 'I racconti di Canterbury', nel 1971 a Vittorio De Sica con 'Il giardino dei Finzi Contini', nel 1963 a 'Il diavolo' di Gianluigi Polidoro.
Gianfranco Rosi ha confermato le aspettative e ha vinto l'Orso d'Oro alla Berlinale 2016 con il suo 'Fuocoammare' ambientato proprio a Lampedusa, isola simbolo delle tragedia dei migranti. Il film documentario racconta il dramma dei migranti attraverso gli occhi di Samuele, 12enne dell'isola, testimone inconsapevole della tragedia. Per girare la sua opera Rosi si è trasferito per un anno a Lampedusa, provando sulla sua pelle cosa significa vivere ai confini dell'Europa.
Per Rosi si tratta del secondo grande successo della sua carriera: nel 2013 aveva vinto il Leone d'Oro a Venezia con l'acclamatissimo 'Sacro Gra'.
Nato in Eritrea, ad Asmara, nel 1964, l'anno successivo si trasferisce a New York dove riesce ad entrare, e a diplomarsi, all'acclamata New York University Film School. Doppio passaporto italiano e statunitense in tasca, si mette per la prima volta dietro la macchina da presa dopo un viaggio in India, quando dirige 'Boatman', mediometraggio che riscuote un discreto successo in diversi festival internazionali e cui segue 'Afterwords', con cui debutta al festival del cinema di Venezia nel 2000. Nel 2008 tenta la strada del lungometraggio con 'Below sea level', ambientato in California, con cui torna a Venezia e vince il premio Doc/It, oltre a diversi altri premi internazionali. Nel 2010 è la volta del discusso 'El sicario – Room 164', controverso film intervista su un sicario messicano che riscuote sempre il plauso della critica. Il successo vero e proprio, che lo rende noto al pubblico oltre che agli addetti ai lavori, arriva con 'Sacro Gra', storie di vita intorno al Grande Raccordo Anulare di Roma, con cui trionfa a Venezia.
Con Fuocoammare ha scelto di raccontare uno dei temi più complessi e drammatici dell'attualità italiana ed europea. Rosi ha lasciato molti senza fiato durante la proiezione alla Berlinale. Il regista ha raccontato di essere anche uscito in pattuglia sulle navi militari italiane, in cerca e in soccorso delle barche dei profughi. In una di queste occasioni si è trovato di fronte a una barca piena di migranti, quasi tutti già morti, dopo 5 ore in mare. "Ho avuto un senso di pudore", ha detto Rosi, sottolineando di averci dovuto pensare due volte prima di iniziare a filmare. "Non mi sentivo di riprendere quella tragedia. Poi però mi sono detto che dovevo mostrare quello che succedeva", ha aggiunto, paragonando l'orribile scena a quella di una camera a gas della Seconda guerra mondiale.
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