Il ricordo a LaPresse del giornalista e politico torinese amico di Eco dall'università
"Ho conosciuto Umberto Eco ai tempi della fine del liceo, all'epoca dell'inizio degli studi universitari, venivamo entrambi da Torino, dalla stessa università e poi facemmo insieme il concorso della Rai, coinvolgendo anche il più giovane di noi, Gianni Vattimo. Entrammo in Rai dopo avere preso parte all'unico vero concorso che il servizio pubblico abbia mai fatto. Eco è sempre stato una intelligenza estremamente avventurosa e a noi interessava l'avventura di un mezzo e di uno strumento completamente nuovo, come decenni dopo lo sarebbe stata la Rete. E proprio al web Eco si dedicò con una passione che non è stata tipica dei propri coetanei". E' il ricordo che Furio Colombo, giornalista e politico, classe 1931, ha del semiologo e autore del best seller 'Il nome della Rosa', scomparso ieri a 84 anni. Proprio con Eco c'era Furio Colombo a condividere, insieme ad altri intellettuali firmatari dello stesso appello, una recente battaglia culturale che, dopo la fusione Mondadori-Rcs, vista "a lungo andare" come una "minaccia per la libertà di espressione", ha portato entrambi, over 80, ad avventurarsi in una nuova impresa editoriale, la casa editrice 'La nave di Teseo'.
Una avventura di cui i due amici di vecchia data, ed ex colleghi in Rai, avevano parlato proprio nel loro ultimo incontro, avvenuto solo una ventina di giorni fa. Solo l'ultima di tante esperienze culturali e di vita condivise da Colombo ed Eco. A partire da quella della Rai di oltre 60 anni fa, quella che Colombo nel suo blog su 'Il Fatto quotidiano', in un intervento di un paio di anni fa, ricordava come fatta di "dirigenti nuovi, antifascisti e cattolici, intorno all'ing. Filiberto Guala, allora amministratore delegato". Nel 1954 l'azienda del servizio pubblico televisivo infatti bandì un concorso per assumere giornalisti e programmisti, pubblicizzato in università, case editrici e associazioni culturali.
Che clima trovaste in Rai lei, Eco e Vattimo, allora giovani vincitori di quel concorso? In che modo facevate televisione insieme e come viveva Eco questa esperienza?
Facemmo un corso. Eravamo giovanissimi. Per capire come Eco visse questa esperienza bisogna fare riferimento a 'Fenomenologia di Mike Bongiorno' (saggio scritto agli inizi degli anni'60, ndr), una delle sue opere più lette: un'opera importante per la spiritosaggine e il modo simpatico in cui raccontò la Rai di allora, la stessa Rai dove c'era anche Luciano Berio. Stiamo parlando del più grande compositore italiano di quell'epoca, del secolo scorso e dei primissimi anni di questo secolo, cui la Rai di allora aveva affidato il Laboratorio di Fonologia Musicale. Quindi, cosa straordinaria, il più innovatore dei musicisti italiani poteva fare sperimentazione di musica elettronica in Rai. E l'incontro fra Eco e Berio nella tv pubblica ha dato luogo proprio alla prima opera di Berio, che è anche un esordio letterario importante per Eco: si tratta di 'Omaggio a Joyce', su testi di Eco, il quale ha portato una esperienza letteraria non esistente in Italia, che era la conoscenza di James Joyce. A me resta l'onore che in quella registrazione, tuttora in catalogo, dell'omaggio a Joyce, c'è anche la mia voce. Del resto, a quel tempo, con Umberto Eco eravamo quasi sempre insieme nelle nostre avventure in Rai. E così in quell'opera c'è la concertazione e l'organizzazione fonologica del celebre compositore e anche la partecipazione delle nostre voci, la mia, oltre a quella di Berio stesso e di Eco. E allora nessuno in Italia aveva tradotto Joyce.
L'ultima recentissima avventura in cui lei si è 'imbarcato' nei mesi scorsi con Eco è editoriale, dopo l'operazione cosiddetta 'Mondazzoli', legata alla fusione Rcs -Mondadori, che ha portato alla nascita della casa editrice La Nave di Teseo, co-fondata da più soci, fra cui Eco che ha deciso con altri scrittori della scuderia Bompiani di non pubblicare per il nuovo colosso controllato da Segrate. Che spirito vi ha uniti ancora questa volta?
Siamo stati parte de 'La nave di Teseo', ne siamo cofondatori e componenti del consiglio di amministrazione, insieme. Quando con Elisabetta Sgarbi (per anni direttrice di Bompiani, ndr) Eco ha deciso di non accettare quella operazione editoriale – come disse lui non accettando 'di essere venduto' – mi ha immediatamente chiamato nel gruppo dei fondatori e questo mi onora moltissimo, così come aveva fatto ai tempi del Gruppo 63 (movimento letterario di neoavanguardia degli anni'60, ndr) e ai tempi della fondazione del Dams di Bologna. Con Umberto Eco ci eravamo sentiti al telefono solo 5 giorni fa, dopo esserci incontrati 20 giorni fa, e abbiamo parlato anche di questa nuova avventura. Il fatto che Eco non ci sia più ci porta via la straordinaria impronta della qualità e della imprevedibilità delle cose che sarebbero ancora venute da lui e di quelle che ci ha dato.
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