Il presidente di Rcs Libri racconta a LaPresse la sua lunga amicizia col semiologo scomparso ieri

Quella tra Umberto Eco e Paolo Mieli è "la storia di un'amicizia e una frequentazione nata 40 anni fa" quando l'attuale presidente di Rcs Libri era "caporedattore del settore Cultura dell'Espresso". Un'amicizia basata sulla stima professionale e sul "gioco intellettuale", che non si è mai interrotta.

Presidente, com'è nato il vostro rapporto?

All'Espresso stavamo compilando un atlante dei filosofi italiani e con Umberto Eco, che già collaborava con il giornale ed era già famoso, passammo un giorno e un a notte a lavorarci assieme. La cosa che mi colpì è che accettò di aiutarmi per gioco, per pura curiosità intellettuale.

Qual era il tratto principale di Eco? In che direzione si muoveva la sua curiosità?

La generosità, l'ironia, la voglia di giocare erano tratti tipici della sua personalità. Era coltissimo, ma anche molto attento all'innovazione. Era qualcosa in più che una semplice curiosità, era una vera e propria passione per le nuove direzioni che imboccava la società. È stato uno dei primissimi a utilizzare il computer e a interessarsi al mondo della rete. Sapeva coniugare una vastissima conoscenza del Medioevo, che prima del 'Nome della Rosa' era considerato solo un periodo buio tra due epoche luminose, come l'Impero Romano e il Rinascimento, e che lui ha saputo far riscoprire al grande pubblico in maniera geniale, e una vera e propria passione per il futuro.

Si è occupato anche di temi 'pop', come i fumetti e la tv.

Eco è stato il primo a scrivere un elogio di Mike Buongiorno, quando il suo successo era un fenomeno confinato ai fruitori della tv, ha scritto di fumetti e di televisione, degli Anni 30. Si occupava di tutto quello che lo incuriosiva e lo faceva sempre con ironia. Per lui tutta la vita era un gioco, era bravissimo con i calembour ed anche per questo era amatissimo dai suoi studenti, con i quali è sempre stato molto generoso e che ha sempre aiutato nella loro carriera.

Com'era accompagnare Umberto Eco nei suoi viaggi?

Era un intellettuale veramente cosmopolita, forse l'unico a essere considerato anche all'estero una vera star della cultura italiana. Ricordo una conferenza a Dublino dove il pubblico lo ha applaudito e aspettato quasi come fosse un divo. Forse Oriana Fallaci, anche se in maniera diversa, aveva una popolarità simile alla sua. Era notissimo anche a New York e a Parigi, i francesi lo osannavano e lo consideravano parte del loro patrimonio nazionale. Ci siamo trovati spesso anche in occasione del Salone del Libro di Francoforte, dove lui era di casa anche perché la moglie Renate è tedesca.

Come autore cosa emergeva nel suo modo di scrivere e raccontare?  

Credo che tutti di lui apprezzassero la sua capacità di ricominciare ogni volta dal basso, dalle piccole cose. Lo si capiva anche leggendo la sua rubrica 'La Bustina di Minerva' sull'Espresso, che è stata pubblicata fino alla scorsa settimana, dove non mancava mai di rispondere con leggerezza e intelligenza ai lettori. Non era certo un trombone, non lo è mai stato, anche se forse era l'unico intellettuale italiano che se lo sarebbe potuto permettere.

Anche di recente ha fatto scelte coraggiose, decidendo di non restare alla Bompiani dopo la fusione di Rcs Libri e Mondadori e fondando la casa editrice 'La Nave di Teseo'.

A 84 anni avrebbe potuto semplicemente dire 'lasciatemi in pace', invece era contrario alla fusione tra Rcs Libri, di cui fa parte anche Bompiani, che era la sua seconda casa, con Mondadori, e ha deciso di imbarcarsi in una nuova avventura. Nella 'Notte' di Antonioni, film del 1962, c'è una scena in cui Marcello Mastroianni impersonava uno scrittore ed era invitato a una festa a casa di Valentino Bompiani. A quella serata c'era anche Umberto Eco, che già pubblicava con la casa editrice, e si vede benissimo nel film. C'è di più. Eco è morto proprio il giorno in cui si è saputo, secondo indiscrezioni, che l'Antitrust si è opposta all'acquisizione della Bompiani da parte di Mondadori. Forse la casa editrice, se queste indiscrezioni saranno confermate, potrà magari riunirsi alla 'Nave di Teseo'. Certo è che questa è una di quelle strane coincidenze e concomitanze che tanto sarebbero piaciute a Eco, e su cui tanto negli ultimi anni aveva scritto, battendosi contro i troppi maniaci del complotto a ogni costo.

Da amico cosa le mancherà?

Non sono e non voglio essere tra i tanti che oggi possono alzarsi e parlare di Eco in realtà per puntare i riflettori su se stessi. Proprio Eco mi faceva notare spesso come quello di incensare personaggi morti per parlare di se stessi fosse malvezzo tipico del nostro Paese, e quindi, proprio in omaggio a Eco, mi sottraggo a questa pratica. Una cosa è certa: di molte delle cose che domani troveremo scritte sui giornali Eco avrebbe riso a crepapelle.

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