Arbore ricorda ‘Quelli della Notte’: Noi e il jazz della parola

L'artista nel trentennale della celebre trasmissione: "Gli autori di oggi non sono capaci a inventare"

"Dicono che in Rai ora si cambia. Lo spero e comunque li aspetto al varco, a settembre. Altrimenti dirò qualcosa anche io su questa azienda che da cinquantanni ho nel cuore". Una certa delusione traspare dal volto di Renzo Arbore, festeggiato ieri sera a Roma all'ex Dogana Vecchia per i trentanni di Quelli della Notte il programma cult della televisione italiana. Sul piccolo palco allestito dietro a un maxischermo, Arbore interrogato da Enrico Assante ha giocato, assieme a Maurizio Ferrini, al reduce o al vintage raccontando la genesi del programma e quella banda di "pazzi", definizione di Ferrini, che conquistò trasversalmente il pubblico televisivo. Semmai il rammarico di Arbore è quello di non avere epigoni: "Perchè non si fanno più programmi come Quelli della Notte? Perchè gli autori di oggi non sono capaci a inventare. Oggi si comprano i format e quelli che ai miei tempi si chiamavano autori oggi sono solo degli scalettatori: preparano le scalette dei programmi guardando solo all'Auditel. Che molto spesso mente, perchè vige il principio della quantità e non della qualità. Si pensa alla confezione e non al contenuto". Arbore azzarda paragoni: "L'hamburger di MacDonalds mi piace, è buono, ma è altro dalla gastronomia, dalla cucina. Oggi la tv è come un hamburger".

I ricordi seguono i ricordi e sul palco va in scena una sorta di surrogato di Quelli della Notte: battute, risate e tanta, tanta improvvisazione con un Ferrini che sembra ancora il famoso venditore di pedalò che stazionava sul divano di quello studio televisivo vicino a Riccardo Pazzaglia, Nino Frassica, Andy Luotto e altri. "Mandai una cassetta a Renzo", ricorda Ferrini, "grazie a Simonetta Braschi, la moglie di Benigni, cesenate come me. Arbore mi rispose due anni dopo invitandomi a casa sua. Il risultato fu il venditore di pedalò orgogliosamente comunista e non il venditore di uomini che era il personaggio che avevo registrato nella videocassetta". Comunista, Ferrini, come il padre "unico in Italia", racconta Arbore, abbonato alla rivista Unione Sovietica e, aggiunge Ferrini, "a un'altra pubblicata dalla Repubblica democratica tedesca".

Storie che si aggiungono a storie, immagini e suoni che sfumano sul maxischermo, mentre c'è una gran voglia di rivivere una stagione televisiva che, anche grazie a Quelli della Notte, fu veramente rivoluzionaria. "Chi dice oggi", tiene a sottolineare Renzo Arbore, "che quella trasmissione è vecchia e fuori dai tempi è un cretino. Sarebbe come dire che il jazz è musica del passato".