A breve il lancio della serie che ha realizzato per Discovery Italia sul canale Nove, "Untraditional"

"Un momento difficile della mia carriera? Quando sono passato da essere single a diventare padre. Perché sull'essere single avevo costruito un'identità e, facendo un lavoro che è l'espressione di me, quel cambiamento era molto forte. È stato un periodo difficile e, se devo farmi un complimento, ho saputo reagire. A furia di dire che ero bravo e che tutto quello che toccavo diventava oro, quella transizione mi ha messo alla prova. Ho anche pensato di smettere e di fare altre cose, invece sono riuscito a riprendere e a passare dal rock al pop". Con queste parole Fabio Volo si racconta a 'Chi', in edicola domani, parlando sia della nuova serie che ha realizzato per Discovery Italia sul canale Nove, "Untraditional", che va in onda dal 9 novembre, sia della sua vita privata e del suo lavoro.

 "La mia benzina è l'insoddisfazione, fino a 21 anni ho avuto una vita semplice e, quando puzzi di povero, anche se hai la tua rivalsa e ti guadagni un pezzo di mondo, vedi sempre gli altri più grandi, bravi e belli di te, sei come il leone che non si ribella all'addestratore perché non sa di essere così forte da poterlo mangiare – ha spiegato Volo – Dopo che ho avuto successo mi hanno sparato in tutti i modi ma sono rimasto in piedi, e allora dopo un po' hanno smesso. Questo è un Paese strano: quando sei a terra tutti ti vogliono aiutare, quando sei in cima tutti ti vogliono abbattere". 

Volo parla anche dei vertici della Rai, che conosce e con i quali ha lavorato, come Antonio Campo Dall'Orto e Daria Bignardi, e delle critiche che stanno ricevendo. "Hanno sbagliato? Li conosco, sono molto bravi. La Rai è una struttura complessa dove, se devi impiegare la metà del tuo tempo per risolvere le rotture di palle, ti resta poco per esprimere la tua creatività".

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