E' morto a Roma a 84 anni il comico genovese. Celebri anche le sue interpretazioni drammatiche e in film d'autore
E’ morto a Roma l’attore Paolo Villaggio. Avrebbe compiuto 85 anni a dicembre. A darne la notizia la figlia Elisabetta che, postando su Facebook una vecchia foto in bianco e nero con il padre e il fratello Pierfrancesco, ha scritto: “Ciao papà ora sei di nuovo libero di volare”.
Nato a Genova nel 1932, ha portato sul grande e piccolo schermo i vizi e i difetti dell’uomo (e della donna) italiano con il suo sarcasmo tagliente e crudele ma anche con una dose di comicità e autoironia difficile da ritrovare. Dopo aver abbandonato gli studi di Giurisprudenza e avere svolto diversi lavoretti, fra cui l’intrattenitore sulle navi da Crociera, viene assunto come impiegato in una industria nella quale organizza gli eventi aziendali. Ed è proprio questa la sua esperienza fortunata, che lo porta a costruire il personaggio che gli porterà la gloria e per cui verrà ricordato per sempre.
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Ugo Fantozzi, ragioniere senza qualità, con una vita frustrante e senza carattere, ‘nasce’ pian piano nella mente di Villaggio, fino a diventare un libro nel 1971. Ma è nel 1975 con il primo film che il ‘travet’ oppresso dai suoi superiori arriva nelle case degli italiani e li conquista. E insieme a Fantozzi, nell’immaginario di tutti entrano anche la moglie Pina, triste e dimessa, la sgraziata è orribile figlia Mariangela (addirittura interpretata da un uomo), la riccioluta signorina Silvani, il ragionier Filini e il geometra Calboni. In tutto dieci film: dal primo ‘Fantozzi’, fino ad arrivare nel 1999 a ‘Fantozzi 2000 – La clonazione’.
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