Nel quinto album della band canadese la svolta a tinte funk e disco anni '70

E' già stato etichettato come l'album pop degli Arcade Fire 'Everything Now', quinto disco della band canadese, il primo per Columbia – Sony Music, in uscita oggi. Certo l'indie rock oscuro venato di folk degli esordi che rese Win Butler e soci la band culto degli amanti della musica alternativa e fece innamorare del gruppo di Montreal mostri sacri come David Bowie, Bruce Springsteen e Bono degli U2, sembra lontano oggi. Ma in realtà 'Everything Now' è solo la nuova tappa del viaggio musicale degli Arcade Fire. Il gruppo, visto dal vivo in Italia il 17 luglio a Milano e il 18 a Firenze, sul palco dà infatti l'impressione di essere immerso nella propria musica e di non essere lì sopra per narcisismo o per altri motivi collaterali come accade oggi per molti altri loro colleghi, sfoggiando peraltro una compattezza sonora impressionante che ipnotizza lo spettatore.

Ma il pubblico ha anche bisogno di ballare e allora gli Arcade Fire, dopo aver già messo il ritmo al centro del precedente 'Reflektor', spingono ulteriormente l'acceleratore su un pop a tinte funk e disco anni '70, inevitabile con la presenza tra i produttori di Thomas Bangalter dei Daft Punk. Il tutto però sempre in modo obliquo e con un tocco di malinconia e lirismo che rimane tra i marchi di fabbrica della band canadese. Il disco vive di loop e autocitazioni con alcuni dei brani che hanno intro lente, come la title track che apre il lavoro, che poi si dipana in tutto il suo luccichio in stile Abba. 'Signs of Life' indurisce l'atmosfera ma siamo sempre in territorio funk. 'Creature Comfort' è l'esempio perfetto del pop visto dagli Arcade Fire, con grandi cori della vocalist e polistrumentista Régine Chassagne, moglie e alter ego musicale del leader Win Butler. 'Peter Pan' e 'Chemistry' poi strizzano l'occhio ai Talking Heads di David Byrne, una band che non può che essere un punto di riferimento per il gruppo canadese, proprio per aver innervato con ritmi neri il rock metropolitano di matrice bianca della New York di fine anni '70.

'Infinite Content' è un brano doppio, con un volto punk e uno country, quasi un saggio della capacità della band di spaziare tra i generi mantenendo la propria identità. Echi di Daft Punk aleggiano in 'Electric Blue', impreziosita da una performance celestiale di Régine mentre 'Good Good Damn' è un funk sensuale. 'We don't deserve love' è una lenta e avvolgente ballad che cambia registro per il finale del lavoro abbassando i toni dopo l'ubriacatura dance che pervade il disco. Chiude il cerchio la reprise di 'Everything Now', che fa venire voglia di riascoltare l'album per carpirne tutte le sfacettature. Gli Arcade Fire di oggi sono questi: un grande gruppo rock, capace di fare un bellissimo disco nel quale il rock è praticamente assente nei suoni ma non nello spirito.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata