Il film-inchiesta sui reduci della seconda guerra mondiale sarà proiettato domani

Il film-inchiesta di Alessandro Blasetti 'La lunga strada del ritorno' sarà proiettato domani alla 74esima Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia, alle 17.15 nella Sala Volpi. Grazie alla collaborazione di Rai Teche con l'Archivio Nazionale Cinema d'Impresa, sarà proposta la versione integrale restaurata di questo primo film che la Rai produsse appositamente per la Mostra del cinema nel 1962, uno dei primi casi di riutilizzo sistematico dei materiali di repertorio combinati con interviste realizzate per costruire un'opera documentaristica d'autore finalizzata alla memoria storica.

Il film-inchiesta 'La lunga strada del ritorno' di Alessandro Blasetti è forse uno dei primi casi, almeno nell'ambito della televisione italiana, di riutilizzo sistematico dei materiali di repertorio, combinati con interviste appositamente realizzate, per costruire un'opera documentaristica d'autore finalizzata alla memoria storica. Andato in onda in tre parti nel giugno 1962 sul secondo canale (nato soltanto pochi mesi prima per accogliere le sperimentazioni televisive più originali), il documentario raccoglie infatti testimonianze dei reduci italiani della Seconda Guerra Mondiale, coniugando il racconto del conflitto a quello delle vicende degli uomini impegnati al fronte. Per la realizzazione dei testi, Blasetti si avvalse della collaborazione del poeta Alfonso Gatto.
'La lunga strada del ritorno' fu il risultato di un certosino lavoro di ricerca nelle cineteche italiane e straniere, nelle quali Blasetti andò in cerca non della cronaca bellica tout-court ma del volto più privato e sofferto della guerra, così come era stata vissuta da chi era al fronte oppure attendeva a casa. Con quest'opera del regista la Rai partecipò per la prima volta alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia: quest'anno essa viene riproposta in versione integrale e dopo essere stata sottoposta ad un accurato restauro, effettuato da Rai Teche in collaborazione con l'Archivio Nazionale Cinema d'Impresa.

"Accettai la responsabilità di firmare la direzione della Lunga strada del ritorno quando ebbi la certezza che avrei potuto mantenere il controllo della trasmissione, dal primo all'ultimo istante, che avrei potuto realizzarla, cioè, con i mezzi del regista cinematografico, pur se un ben diverso criterio avrebbe dovuto guidarmi per la destinazione cui era diretta l'opera, spiegava Alessandro Blasetti, in 'Scritti sul cinema', a cura di Adriano Aprà.

Alessandro Blasetti (Roma, 3 luglio 1900 – Roma, 1° febbraio 1987) è stato uno dei più importanti registi italiani del suo tempo. Insieme a Mario Camerini è stato il massimo regista dell'epoca fascista, avendo realizzato opere apologetiche quali "Sole" (1929) e "Vecchia guardia" (1935), nonché lungometraggi come "Terra madre" (1931). Blasetti si è misurato con numerosi generi, dall'epopea storica alla commedia sentimentale, ed è stato tra i primi cineasti a confrontarsi con la regia televisiva. Grande innovatore, ha lanciato sia attori del calibro di Sophia Loren e Marcello Mastroianni che registi quali Pietro Germi. Si ricordano "La corona di ferro" (1941), "La cena delle beffe" (1942), "4 passi fra le nuvole" (1942), "Un giorno nella vita" (1945), "Peccato che sia una canaglia" (1954), "Amore e chiacchiere" (1957), "Liolà" (1963).

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