Alla tredicesima edizione della Festa del cinema di Roma, il regista ha incontrato il pubblico per parlare del suo nuovo documentario, "Fahrenheit 11/9", sull'elezione del presidente Donald Trump
"È razzista e bigotto": non usa mezza termini Michael Moore. A Roma per incontrare il pubblico della Festa del Cinema e presentare il suo nuovo documentario, parla di Matteo Salvini senza peli sulla lingua e, come ha sempre fatto con la politica americana, dà un giudizio forte della situazione italiana: secondo lui, per colpa di una sinistra indecisa, Di Maio e Salvini hanno trovato spazio e consensi, nonostante siano popolari perché "fanno ridere".
Sono passati 14 anni da quando Michael Moore si scagliava contro George W. Bush in Fahrenheit 9/11, documentario sull'attentato dell'11 settembre 2001. Ora il regista premio Oscar inverte la data e presenta alla Festa del cinema di Roma Fahrenheit 11/9, che parte dal giorno in cui, nel 2016, Donald Trump è diventato il presidente degli Stati Uniti per dipingere un affresco liberale e anticonservatore dell'epoca in cui viviamo.
In Fahrenheit 11/9 il regista non risparmia nessuno. Sono colpevoli i media, che non hanno mai preso The Donald sul serio, ma, trattandolo come un fenomeno di intrattenimento, gli hanno dato un'incredibile visibilità; è colpevole Barack Obama, che Moore ha votato due volte ma che ha commesso alcuni errori che hanno allontanato gli elettori dalle urne; e sono colpevoli i governi precedenti che hanno distrutto il sistema scolastico rendendo gli americani sempre meno informati.
Tutti aspetti che, secondo il regista, sono riscontrabili anche in Italia e che potrebbero aver portato all'attuale governo giallo-verde. "Sono a Roma da cinque giorni – ha spiegato durante il lungo incontro con il pubblico del festival – e ho avuto modo di guardare la televisione italiana. Non capisco la lingua ma mi è stato subito chiaro che Salvini e Di Maio sono così popolari perché fanno ridere. Anche se da ridere non c'è proprio nulla. È quello che è accaduto anche negli Stati Uniti con Donald Trump". Nel suo film, Moore mostra una stampa innamorata di Trump che per decenni è stato fonte di intrattenimento da tabloid: "Tutti si sono messi a ridere quando ha detto che voleva candidarsi alla presidenza, la stampa non ha prestato attenzione. I media non vivono per strada, non parlano con la gente, stanno in una bolla e raccontano ciò che vogliono: in questo modo svolgono un grande ruolo nell'instupidire la gente". Un clima politico in cui Moore non si riconosce, essendo cresciuto con un padre operaio felice di votare Kennedy proprio perché lo riteneva una persona più istruita e preparata di lui.
Il popolo, secondo Moore, ha sempre meno mezzi per comprendere la realtà. "Negli Stati Uniti si paga circa 150mila dollari per studiare all'università, vengono chiuse le biblioteche e si tolgono fondi allo studio: in questo modo si rincretinisce un'intera nazionale", ha detto. "Penso che sia accaduto anche qui in Italia con le elezioni di Berlusconi e Salvini", ha continuato durante l'incontro pubblico. Poi, quando escono fuori i temi dell'immigrazione e dell'omosessualità, va dritto al punto: "Salvini è razzista e bigotto". Ma a portare lui e Trump al governo non è stata solo la loro abilità comunicativa: la colpa principale, per Moore, sta soprattutto nell'incapacità della sinistra di avere una chiara identità e di mostrarsi di supporto alla gente nel momento del bisogno. "Sembra – ha dichiarato – che la sinistra abbia paura a definirsi di sinistra, per questo dicono di essere di 'centro' e si spostano a destra. Non sanno chi sono ma chiedono comunque di essere votati".
Secondo il regista quelli, che stiamo vivendo potrebbero essere gli ultimi giorni della democrazia come la conosciamo. Non a caso Fahrenheit 11/9 contiene video di alcuni comizi di Adolf Hitler 'doppiati' dalla voce di Donald Trump: Moore è convinto che la storia possa ripetersi e che, dall'odio per le minoranze fino al lavoro per screditare stampa e giustizia, tra il fuhrer e il tycoon ci siano diversi elementi comuni. "La mia speranza – ha detto concludendo l'incontro di oltre un'ora con il pubblico dell'Auditorium Parco della Musica – è nelle mani delle donne, i giovani e i neri. Loro rappresentano la maggioranza degli statunitensi: se torneranno a votare, schiacceranno Donald Trump".
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