Il rapper nato da genitori tunisini se la cava bene al debutto: fa ballare e cantare, lancia spunti di riflessione al pubblico e unisce anche le famiglie sottopalco
Dalla fuga di mamma da Tunisi alla ricerca di un futuro migliore fino ai palazzetti, passando per le case popolari dell'hinterland milanese di Baggio. Il tortuoso e unico percorso di Ghali per arrivare al successo, tutto condensato in poco meno di due ore di spettacolo per grandi ma, soprattutto, per bambini grazie ai tanti video di animazione che lo accompagnano. L'inizio da Torino dei concerti nei palasport del rapper non è solo show, ma è un simbolo. Forse suo malgrado. Ma volente o nolente, è così. Perché Ghali è il primo immigrato di seconda generazione a farcela in Italia, e non si può far finta di niente. Soprattutto in un periodo come questo, in cui la tensione sociale e la questione migranti sono prepotentemente al centro dell'attualità. E se il rapper nato da genitori tunisini liquida con poche parole Salvini (a cui dedica il suo free style che lascia nella versione originale post Charlie Hebdo, "perché preferisco aggiornare altre cose, lui non è da aggiornare secondo me) e chi si è espresso malignamente sulla presenza di atlete di colore nella nazionale italiana di Volley femminile ("quella è preistoria, di cosa stiamo parlando? Quella roba sparirà") nell'esibizione mette tutta la storia di migrazione, povertà e disagio sociale della sua famiglia, anche grazie ai video che compaiono alle sue spalle.
Niente retorica, però. Perché tutta la serietà e pacatezza che il rapper ha mentre parla, scompare in un attimo quando sale sul palco. Ghali ha energia a palate e per essere la sua prima volta davanti a 8mila persone non sembra affatto perso da solo a centro palco, con i suoi quattro cambi d'abito firmati Gucci. 'Solo', per modo di dire. Perché con lui, oltre alla band, c'è Jimmy, il suo amico immaginario durante l'infanzia difficile con il quale si era promesso che sarebbero diventati famosi e che sarebbero saliti sul palco insieme. Sua la voce che dialoga con lui fuori campo e gli dice: "Fratello, ce l'abbiamo fatta". E, in effetti, il suono di 8mila persone che cantano 'Ricchi dentro' lo fa pensare. E poi arrivano a dargli manforte a sorpresa il collega Capo Plaza e il produttore Charlie Charles su ‘Peace & Love’ e ‘Ne è valsa la pena'.
Un po' Michael Jackson (nel modo di muoversi), un po' Disney ("evoca nostalgia a più grandi e stupisce più piccini"), Ghali se la cava bene al debutto. Fa ballare e cantare ma lancia anche messaggi e spunti di riflessione al pubblico, perlopiù composto da giovanissimi, tanti accompagnati dai genitori. Qualcosa che Ghali ha sempre sperato: unire le famiglie sottopalco. E continuerà a farlo fino al 13 novembre, quando la data del Palalottomatica di Roma chiuderà il tour. Un "ultimo abbraccio al pubblico", come lo definisce Ghali, prima di chiudersi in studio a lavorare finalmente al nuovo disco.
LA SCALETTA: Lacrime, Optional, Cazzo mene/Vai tra/Sempre me, Bugiardi (free style), Pizza kebab, Intro, Willy Willy, Mamma, Ora d'aria, Free style Salvini, Ricchi dentro, Marijuana, Boulevard, Come Milano/Milano, Dende, Happy days, Ne è valsa la pena, Peace & Love, Zingarello, Vida, Libertè, Habibi, Ninna nanna, Cara Italia.
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