Amadeus medita l'addio alla kermesse canora
C’è fermento in Viale Mazzini. Il motivo, neanche a dirlo, è il Festival di Sanremo. A scatenare la giornata di rumors e riunioni è un tweet, di prima mattina, del ministro dei Beni e delle attività culturali Dario Franceschini: “Il Teatro Ariston di #Sanremo è un teatro come tutti gli altri e quindi, come ha chiarito ieri il ministro Roberto Speranza, il pubblico, pagante, gratuito o di figuranti, potrà tornare solo quando le norme lo consentiranno per tutti i teatri e cinema. Speriamo il prima possibile”. Esclusa, quindi, la presenza di spettatori all’Ariston dal 2 al 6 marzo. Poche parole che però agitano, primo fra tutti, il direttore artistico della kermesse Amadeus, che da mesi si spende spiegando che Sanremo, senza pubblico, non esiste. Per questo il conduttore sarebbe pronto, secondo le voci, a lasciare l’incarico. E il suo manager Lucio Presta ritwittando post che riportano la notizia sembra confermare il possibile addio di Amadeus alla kermesse. Per questo, probabilmente, in mattinata il direttore artistico e il suo agente hanno avuto una lunga riunione con i vertici di Rai1. Ma senza l’amministratore delegato Rai Fabrizio Salini, impegnato sul tavolo del Cda, anch’esso con il Festival all’ordine del giorno.
Intanto ci si interroga in merito decisioni che prenderà il Cts sulle misure anti-Covid da mettere in campo durante il Festival e anche su come la politica inciderà sulla kermesse. Il nodo sul pubblico di figuranti passa per l’interpretazione delle faq di Palazzo Chigi sul Dpcm. Perchè se l’Ariston fosse visto come uno studio televisivo e non come un teatro, allora anche se la Liguria fosse zona rossa non si applicherebbe il divieto previsto per gli spettacoli “perché la presenza di pubblico in studio rappresenta soltanto un elemento ‘coreografico’ o comunque strettamente funzionale alla trasmissione”. Se invece lo si considerasse un teatro, allora non sarebbe permesso alcun tipo di pubblico.
Altro aspetto cruciale è quello del rischio di assembramenti nelle strade della cittadina ligure. Se si decidesse di andare avanti con la programmazione del Festival dal 2 al 6 marzo e di non posticiparlo, bisognerebbe capire come limitare la folla di artisti, addetti ai lavori, fan e curiosi che tradizionalmente invadono le strade di Sanremo nella settimana della kermesse. Non solo folklore, ma anche affari. E lo si capisce bene dalle parole del sindaco Alberto Biancheri, secondo il quale “dopo un 2020 devastante dal punto di vista economico-finanziario, la mancata realizzazione del Festival, unitamente alla reiterata chiusura del Casinò, produrrebbe un immediato minor introito di rilevante entità tale da portare il Comune di Sanremo al default, richiedendo l’intervento prefettizio sulla gestione ordinaria”. Tanto da paventare conseguenti aumenti delle imposte e la chiusura dell’Orchestra Sinfonica. Per questo il primo cittadino, “nel pieno rispetto dei protocolli che saranno pianificati”, non può che auspicare un “regolare svolgimento del Festival di Sanremo”.
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