Il figlio del grande attore, di cui quest'anno ricorre il centenario della nascita, si racconta: un genitore famoso, ma spesso assente, il lavoro da regista, 4 figli da 3 donne diverse
Classe 1958, sceneggiatore e regista, figlio di Nino Manfredi e padre di 4 figli. Luca Manfredi ha pubblicato un libro speciale in cui ha raccontato i mille volti di Nino, un’artista senza tempo, nel centenario della sua nascita. Si racconta in un’intervista a Barbara Fabbroni.
Com’era da ragazzo?
“Piuttosto timido e riservato, mi sentivo poco adatto al mondo dello spettacolo, nonostante avessi una spiccata creatività. Mio zio Dante, fratello di mio padre e primario oncologo all’Istituto Regina Elena di Roma, vedendo che ero molto preciso, alla fine del liceo mi suggerì di iscrivermi a Medicina. Poi, al quarto anno mi disse che era arrivato il momento di fare un po’ di pratica in sala operatoria”.
La freddezza lasciò il passo all’emotività?
“Alla vista del sangue che sgorgava dalla gola di una paziente che aveva un tumore alla tiroide sono quasi svenuto. Lì ho capito che non avevo la freddezza necessaria. Così ho abbandonato gli studi, con grande delusione di mio padre, che mi vedeva già ‘sistemato’ con suo fratello”.
Luca Manfredi: Mio padre sapeva essere duro con me
Cosa le disse?
“Fu molto duro con me, mi disse che se avessi sbagliato di nuovo sarei stato un fallito. Io, che coltivavo già da qualche anno la passione per la fotografia in bianco e nero, gli dissi che mi assumevo la responsabilità delle mie scelte, giuste o sbagliate che fossero. Anche perché si trattava della mia vita e del mio futuro”.
Così nella sua vita iniziò un percorso diverso…
“Grazie a un amico seppi che cercavano un aiuto nello studio fotografico di Cesare Pica, a Roma. È stato così che ho iniziato a lavorare come assistente in quello studio, dove si facevano foto per le pubblicità importanti. La sera frequentavo lo IED (Istituto Europeo di Design), dove poi mi sono diplomato in tecnica pubblicitaria per fare il copywriter, l’autore dei testi delle campagne”.
Luca Manfredi e Nino Manfredi, due strade che tornano a incrociarsi a un certo punto…
“È stato proprio il mondo della pubblicità che mi dato inaspettatamente la possibilità di incrociare la mia strada con quella di mio padre. In quegli anni lui era diventato da poco testimonial del caffè Lavazza, ma non gradiva molto le proposte creative dell’agenzia. Le trovava poco affini al suo genere di umorismo. E visto che io mi ero diplomato come copy e conoscevo bene la sua ironia, un giorno mi suggerì di buttare giù qualche proposta. Le mandai poi all’agenzia Armando Testa, che curava la campagna Lavazza”.
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Quale fu la reazione?
“Le mie proposte furono ben accolte, mi telefonò addirittura il mitico Armando Testa. Fu così che tra me e mio padre iniziò una collaborazione che durò quasi 13 anni, con circa un centinaio di spot, di cui curavo anche la regia”.
Poi?
“Dopo questa riuscita, io e mio padre siamo passati a fare insieme anche serie televisive e film per il cinema e la tv. Situazioni certo non prive di scontri, ma sempre con risultati soddisfacenti”.
Ama più osservare o stare sotto i riflettori?
“Non ho mai pensato di fare l’attore, perché l’esibizione personale non fa parte del mio carattere, che tende, al contrario, a essere più osservatore. Non a caso faccio il regista”.
Ha un amico del cuore?
“Un compagno di classe sia alle elementari sia alle medie. Si chiama Vincenzo. Passavo gran parte del tempo a casa sua, visto che da i miei genitori non c’erano quasi mai. Mio padre era sempre in giro, su qualche set cinematografico, e mia madre spesso andava con lui. Così, invece di stare con la domestica e le mie sorelle, spesso preferivo dormire a casa sua. Tutto questo lo racconto nel mio libro ‘Un friccico ner core’, una specie di ‘diario di viaggio’ personale del mio non sempre facile rapporto con mio padre. Ma anche un ritratto affettuoso della sua complessa personalità di uomo e di artista”.
Una convivenza, 2 matrimoni, 4 figli
Ha fede?
“Come mio padre, anche io non credo. A 6 anni sono rimasto scioccato dalla morte di mio nonno paterno, Romeo, avendo assistito al suo incassamento e alla successiva sepoltura. Quel giorno per me si è conclusa la ‘favola’ della vita e ho capito che tutti avremmo dovuto fare quella stessa fine, chiusi in una cassa e sepolti per sempre sotto un metro di terra. In seguito, accompagnavo mio nonno materno, Umberto, alla messa della domenica solo perché lui mi prometteva che all’uscita mi avrebbe comprato le figurine. Sicuramente, chi ha fede è più forte di chi non crede e trova delle motivazioni più salde alla propria esistenza. Chi non ha fede, come me o mio padre, vive una vita più tormentata, piena di dubbi e di domande. Che inevitabilmente restano senza risposte”.
Come ha incontrato la sua attuale moglie Michela Trvisan?
“Ho conosciuto Michela in Umbria, perché io avevo una casa in campagna poco distante dal C.E.T, la scuola di musica di Mogol, dove lavorava. Di lei, oltre allo sguardo deciso, ma al tempo stesso malinconico, mi sono piaciute la forza e la determinazione con cui ha tirato su una figlia avuta da un precedente matrimonio quasi da sola. E in quel momento avevo bisogno di avere accanto una donna forte, rassicurante”.
Che padre è Luca Manfredi con i suoi figli?
“Ho 4 figli avuti da 3 mamme diverse. Una famiglia piuttosto allargata, non certo facile da gestire. Il più grande è Matteo, 24 anni, specializzando in Economia, avuto da Costanza Sansoni, la mia prima compagna, restauratrice a Firenze. Matteo ha la passione per i motori e dopo la laurea ha fatto uno stage alla Ducati. Poi c’è Francesco, 21 anni, che studia arte, moda e costume a Londra, avuto da Nancy Brilli, mia prima moglie. Francesco ogni tanto fa il modello, ma solo per guadagnare qualcosa, ha ottime potenzialità creative. E poi ci sono Margherita e Matilde, le mie gemelle di quasi 13 anni, avute da Michela. Si divertono molto a recitare, sono le uniche che hanno ereditato la passione da nonno Nino. Per ora è solo un gioco, poi crescendo capiranno da sole se farlo diventare un mestiere”.
I figli cosa pensano del suo lavoro?
“Matilde e Margherita sono le sole che abbiano dimostrato da subito interesse per il set e curiosità per il mio lavoro. Matteo è venuto qualche volta a fare la comparsa da studente, ma solo per guadagnare qualche soldo. Anche Francesco non mi sembra molto interessato, ma sono pronto a ricredermi”.
Tutti assieme nella casa di campagna
Con Nancy Brilli, sua prima moglie, ha mantenuto un buon rapporto?
“Un ottimo rapporto. Ma anche con le altre ex vado d’accordo, anche se abbiamo avuto momenti difficili. Ogni tanto mi accusano di essere poco presente e forse hanno ragione. Ma la mia è una famiglia complessa, non è semplice star dietro a tutti, dovendo anche lavorare. Ma visto che io stesso ho avuto un padre molto assente, cerco di fare del mio meglio per non ripetere i suoi stessi errori”.
Avete un luogo dove trovarvi tutti insieme?
“La mia casa di campagna, in Umbria, dove passiamo i fine settimana insieme, in grande armonia, tra sport e passione per il cinema. I miei figli, pur avendo mamme diverse, si vogliono molto bene tra loro. Un giorno alla settimana mangiamo tutti insieme da me, a Roma, cucinando a turno”.
Luca Manfredi, c’è un lavoro che ha amato più degli altri?
“Il film che mi è rimasto nel cuore è ‘In arte Nino’, l’omaggio che ho fatto a mio padre con uno straordinario Elio Germano che interpreta un Nino giovanissimo, ai suoi esordi”.
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