L'immortale opéra-comique, che porta in scena l'attualissimo tema del femminicidio in nome del possesso

Sensualità, sfrontatezza, sincerità. Libertà, in un anelito senza tempo: la prima della Carmen di Bizet, firmata da Renato Bonajuto, ha infiammato e travolto il pubblico del Teatro Lirico di Cagliari, tutto esaurito in attesa delle nove repliche in calendario.

L’immortale opéra-comique, che porta in scena l’attualissimo tema del femminicidio in nome del possesso, con Carmen che sfida l’opprimente potere maschile mentre il popolo non riesce a fare lo stesso con l’altrettanto opprimente regime, è stata ambientata da Bonajuto nella Spagna degli anni ’50. “Già anni fa decisi di trasportarla nella Spagna del 1938-39, sul finire della guerra civile, alla vigilia della vittoria del Franchismo, che avrebbe tolto proprio la libertà al paese per 36 anni”, spiega Bonajuto. “Cosa poteva essere Carmen in quella situazione se non una ribelle, una partigiana, negli ultimi tentativi di opporsi all’incombente regime, insieme ai suoi compagni, non più solo contrabbandieri, dunque? Cosa poteva essere Don José, nel suo conformismo, se non un militare falangista, inquadrato e irreggimentato? Doppia quindi la sua discesa agli inferi, costretto a tradire la sua morale e la causa”, sottolinea Bonajuto.

Escamillo, in un certo senso è un uomo di spettacolo, e, in periodo di transizione storica, tiene abilmente il piede in due scarpe, nell’attesa di vedere quale sarà la parte più conveniente da seguire. Micaëla rappresenta la stragrande maggioranza di ogni popolo che non decide ma subisce gli eventi, interessata più che altro al proprio particolare. “Intorno a loro la Spagna ferita, cruda, in un certo senso brutale e in bianco e nero di Federico Garcia Lorca, che piange la sua tragedia e i suoi morti come in Guernica di Pablo Picasso. In questo nuovo allestimento per il Teatro Lirico di Cagliari, ho mantenuto l’ambientazione franchista ma l’ho spostata un po’ avanti. Siamo all’inizio degli anni ’50 – spiega ancora il giovane regista – quando la dittatura si è ormai stabilizzata e ha addormentato la Spagna in una sorta di conformismo grigio e bigotto, dove l’ansia di libertà si è quasi spenta sotto il peso di un’abitudine plumbea e soffocante”. Ma non per Carmen: anticonformista, provocatrice, estrema, senza regole, spesso egoista. “Con la morte di Carmen, cala un sipario nero sulla speranza. Fortunatamente, sappiamo che non sarebbe stato così per sempre”, conclude Bonajuto.

Dramma sanguigno e appassionante, di grande impatto sin dal cinematografico preludio, con la parete trasparente tappezzata di locandine della Corrida. Forte presenza scenica e ottima interpretazione della protagonista, l’americana J’Nai Bridges, così come di Marta Mari nel ruolo di Micaëla, Carlo Ventre in quello di Don José e Pablo Ruiz in Escamillo. Sul podio Fabrizio Maria Carminati alla guida dell’orchestra del Teatro Lirico, che ha regalato una perfetta interpretazione della partitura di Bizet, ottima prova del coro del Lirico preparato da Giovanni Andreoli e del gruppo di voci bianche del Conservatorio. Coreografie di Luigia Frattaroli, scene e luci di Danilo Coppola e Valerio Tiberi, costumi di Marco Nateri. Per tutti, lunghi applausi durante l’esecuzione e ovazione finale.

Repliche fino al 9 luglio, ogni sera a partire da oggi alle 19. La stagione di opera e balletto al Teatro Lirico di Cagliari riprenderà a ottobre con Il lago dei cigni. 

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