Il regista presenta la sua nuova opera 'Killers of the Flower Moon'
“Sono molto, molto soddisfatto in un certo senso che questo film sia passato attraverso il corso degli eventi e del tempo e della pandemia, ed è così che il film ha finalmente trovato la sua strada verso il pubblico in questo momento”. Così in un’intervista a Apple Music, Martin Scorsese, rispondendo a una domanda sul fatto che ‘Killers of the Flower Moon‘ sia il film più importante che abbia mai realizzato.
“Non era pianificato – prosegue il regista italo-americano – ma sembra un momento fortunato, e sono molto felice perché penso che, per affrontare di nuovo la tua idea di importanza, mentre eravamo nella storia ero molto, molto consapevole, ed è una delle ragioni per cui all’inizio ho esitato nel farlo. Ero molto consapevole perché capivo che c’era molto di più nella storia di una serie terrificante di eventi. Attraverso gli Osage, se riuscivo a riportare la loro storia, potevamo far riflettere su chi siamo come esseri umani. Quindi, in un certo senso, far riflettere macroscopicamente sulla nostra bramosia in quanto esseri umani? Penso che sia a quel punto che mi sono costretto a continuare. Leo mi ha seguito in questo, Leo semplicemente mi ha seguito'”.
Scorsese parla poi del suo amore per la musica nato dopo aver contratto l’asma: “Non mi è stato permesso di fare sport, non mi è stato permesso di correre in giro. Bisognava fare attenzione, i bambini possono avere crisi di risate e poi hanno gli spasmi, e anche quello non si poteva fare perché inizi a non riuscire a respirare”.
“I miei genitori, persone della classe operaia, non avevano libri. Leggevano, ma non avevano libri in casa”, ha aggiunto il regista. “Quindi sono la radio e i dischi fotografici – alla radio ascoltavo programmi come ‘Gangbusters’- a cui facciamo riferimento alla fine del nostro film. Anche se il film è ambientato nel 1933-34. Ok. I dischi erano qualcosa. I dischi erano, soprattutto quelli che mi venivano in mente, quelli di quando avevo quattro, cinque, sei anni. Cos’era? La musica swing di Benny Goodman? Il Quartetto di Benny Goodman, ‘Avalon’, la maggior parte di ‘King Porter Stomp’, tutte quelle cose lì. Ma soprattutto Django Reinhardt, nel Quintetto del Club Caldo di Francia, c’erano cinque 78 giri, entrambi i lati, li ascoltavo in continuazione. E da bambino, non sapevo che era un gruppo di strumenti a creare il suono. Pensavo fosse un solo suono”.
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