Dopo la sua Capitale prenderà poi il volo per quattro date europee ad Amburgo, Berlino, Londra e Bruxelles

Spregiudicato, dissacrante e cinico, Filippo Giardina sbarca a Roma con il suo ‘Cabaret’ che al teatro Brancaccio per domani sera, 25 gennaio, ha registrato il pienone con 1.600 biglietti staccati. “Cabaret è una presa per il culo alla stand up comedy che va di moda oggi”, spiega Giardina a LaPresse, presentando i contenuti del suo spettacolo in tre parole, “politica, filosofia, guerra e… un sacco de cazzate”. Dopo la sua Capitale prenderà poi il volo per quattro date europee ad Amburgo, Berlino, Londra e Bruxelles: “Andiamo a vedere se questi cervelli in fuga sono così intelligenti…”, ironizza.

Fautore di una satira libera e autentica, che affonda le radici nella tradizione letteraria e che si scaglia contro l’ipocrisia e la retorica, Giardina nei suoi spettacoli racconta le contraddizioni della società con il sarcasmo e la sagacia che lo contraddistinguono. “Nello spettacolo parlo del futuro dopo i social – precisa – Anche perché ormai ne ha iniziato a parlare anche Selvaggia Lucarelli e lo trovo poco stimolante. Non adoro la stringente attualità, rischia di essere banale. I social ormai sono strumenti di manipolazione di massa e la cosa uscirà. A quel punto la gente resterà sui social per vedersi qualcosa, Barbero o Giardina, ma non ci vorrà avere più niente a che fare. La società non sarà così per sempre, siamo agli sgoccioli”. Il riferimento è anche al caso di Chiara Ferragni multata dall’Antitrust per pratiche commerciali scorrette: “Penso che sia colpevole per aver sfruttato una cosa che tutti conoscono benissimo. È il segreto di pulcinella. Un metodo replicabile su qualsiasi mezzo. Racconti pezzi della tua vita privata, il pubblico si fida sempre di più e poi tu gli vendi il prodotto”. ‘Cabaret’ smaschera un essere umano sempre più solo nel proprio delirio egotico, incastrato in una tecnologia aleatoria che dipinge un futuro angosciante e spersonalizzato e “nel frattempo c’è la guerra e la sinistra annaspa tra vecchie categorie bollite e nuove fissazioni borghesi. Più il mondo va a picco più solo una risata potrà alleviare il dolore del lento, ma inevitabile, inabissamento”.

L’undicesimo monologo satirico di Giardina si può riassumere in un’unica parola: controcultura. “La politica? La affronto più su temi etici, magari il nome di un politico mi può scappare ma è irrilevante. In questo spettacolo racconto una parte della storia italiana, da Piazza Fontana al G8 con una mia rilettura. Fare le battute sui politici non lo trovo stimolante”. Dopo aver fondato nel 2009 ‘Satiriasi’, un collettivo di professionisti della comicità, anche se oggi avverte: “La stand up sta andando molto di moda adesso, ma quella di oggi è un po’ aneddotica e borghesucccia, parla di aria fitta, uno ‘Zelig’ un po’ più contemporaneo, dove anziché parlare delle suocere parli di Tinder, ma per essere diventata così mainstream ha perso tutto il senso di irriverenza che avevamo noi a Satiriasi”, dice Giardina, sottolineando che “io faccio satira, lo spettacolo l’ho chiamato ‘Cabaret’ perché voglio smettere di essere considerato collega di chi fa stand up comedy oggi. La satira è un tipo di comicità che cerca di prendere una posizione. Una cosa non vale più dell’altra, ma stand up comedy non vuol dire niente, è un’asta, un microfono e un comico che parla”.

Sul futuro della satira Giardina non ha dubbi (“io oggi ho 50 anni, i cinquantenni di oggi sono molto meno bigotti di quelli di 25 anni fa. Ci sarà sempre più libertà”), anche se per l’autore romano “la vera domanda è se in futuro esisterà ancora la tv. Io credo che oggi la tv dei ragazzi è YouTube. Le piattaforme? Non so quanto dureranno, i nuovi canali tv diventeranno i social”. Anche se per la tv Giardina ha partecipato ed è stato autore di Stand Up Comedy su Comedy Central IT, Sbandati su Rai2 e Nemico Pubblico su Rai3, e anche per il futuro non si tira indietro da nuove idee e progetti sempre in piedi: “Ho un documentario e un film che mi sto autoproducendo, mi piacerebbe fare tante cose, non so se mi daranno mai l’opportunità di farlo. Di certo non l’attore, io sono un autore e mi piace più pensarle le cose. Se, non so per quale bug del sistema, mi dovessero invitare a fare un monologo a Sanremo io ci andrei, non mi ferma mai nessuno. In tv potrei fare monologhi, per il resto al Cinema mi piacerebbe scrivere serie, film e tutto”. “Gigi D’Alessio ha riempito il San Paolo e poi hanno dovuto dargli delle opportunità – conclude Giardina – Noi abbiamo riempito il Brancaccio, magari al prossimo faremo un altro scatto in avanti e poi magari qualcuno mi proporrà di pensare a qualcosa”.

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