Alice De André scrive e dirige lo spettacolo teatrale con protagonisti i ragazzi della Fondazione Un futuro per l’Asperger Onlus dal titolo ‘Take me aut, l’eroe che è in me‘, un progetto nato da un laboratorio teatrale per valorizzare il superamento delle difficoltà che le persone con sindrome di Asperger incontrano ogni giorno. Lo spettacolo va in scena il 19 ottobre al Teatro Gerolamo di Milano. “Il messaggio che mando con questo spettacolo è proprio che ognuno di noi a modo suo è un eroe, sicuramente lo è mio padre e lo è stato mio nonno”, spiega a LaPresse Alice, figlia di Cristiano De André e nipote di Fabrizio ‘Faber’ De André. “Come lo sono tante altre persone nella mia vita che mi hanno influenzata. Aver respirato l’arte della mia famiglia sin da piccola, inevitabilmente mi ha portata a sviluppare una maggiore sensibilità artistica e una tendenza a dare voce a chi non ce l’ha, proprio per i valori che mi sono stati trasmessi dai miei genitori e dalla musica di mio nonno, che definisco una sorta di vangelo. Ma nel mio lavoro ci sono io, dunque tutto. Nel mio lavoro c’è Alice”, tiene a specificare.
Sul tema della sindrome di Asperger, quanto c’è da fare in Italia per realizzare una concreta inclusione? “Tantissimo. È fondamentale aumentare la consapevolezza e l’accettazione sociale, migliorare i percorsi educativi e lavorativi, e offrire supporto alle famiglie. Purtroppo siamo ancora persi dietro ai preconcetti e all’ignoranza che c’è in questo ambito. Ancora non c’è informazione riguardo alle caratteristiche dell’Asperger, il che porta a una grande confusione e a inevitabili pregiudizi, che fanno sì che questi ragazzi rimangano ancora ai margini della società. È un peccato, per loro e per noi, perché abbiamo tanto da imparare dal loro modo di vedere le cose e dalla loro purezza, che noi purtroppo essendo molto più influenzabili e corrotti stiamo perdendo. Basterebbe guardarsi attorno e aprire la mente e il cuore al diverso, a ciò che non conosciamo. Quando capiremo che siamo tutti diversi e la bellezza sta in questo e nella nostra unicità, saremo più liberi“.