L'ad di viale Mazzini: "Questo festival non è sovranista"

“Noi lo immaginiamo qui. Punto. Per noi il Festival è il ‘Festival di Sanremo’. Poi vedremo cosa succederà. Ed è della Rai certamente”. L’Ad della Rai Giampaolo Rossi lo scandisce a chiare lettere durante un briefing con i giornalisti all’Ariston, a poche ore dalla serata finale della kermesse. Ma sul futuro del Festival sulle reti del servizio pubblico pende la spada di Damocle della sentenza del Tar Liguria che impone al Comune della cittadina ligure procedere “con una gara aperta agli operatori del settore” per stabilire chi debba organizzare la manifestazione.

Decisione contro cui la Rai ha presentato ricorso al Consiglio di Stato, certa delle sue ragioni. Alla domanda se l’ex viale Mazzini dovesse perdere l’evento tv dell’anno e cercare un’alternativa in una località diversa, Marcello Ciannamea, direttore del Prime time Rai, prende tempo: “Non abbiamo nessun progetto nel cassetto per organizzare il Festival in una location che non sia Sanremo”, chiarisce. “Dopo il ricorso presenteremo una proposta autonoma, vorremmo fare un accordo con il comune” di Sanremo – aggiunge – “sulla falsariga delle precedenti convenzioni. Questa è la nostra linea sino a quando non succederà altro, ma siamo molti fiduciosi che le cose andranno bene”. Tuttavia ammette che la possibilità di una gara esistono: “In tal caso si farà”, osserva.

Il ministro Urso: “L’identità del Festival non può cambiare”

Per il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso – intervenuto all’Ariston per presentare il francobollo della 75esima edizione – “grazie alla Rai” la kermesse ha potuto rappresentare “una finestra sul mondo”. Un’identità che “non può cambiare, quella di un festival che è nato e si è sviluppato in questo contesto e come tale è stato percepito, un festival di cui la Rai peraltro è lo strumento attraverso il quale viene visto e celebrato in tutto il mondo”. Il contenzioso resta sullo sfondo di un’edizione che sta battendo ogni record in termini di ascolti. E che, tanto la Rai quanto la direzione artistica di Carlo Conti, sono sinora riusciti a mettere al riparo da casi e polemiche.

Non è un Festival sovranista

“Un Festival sovranista? No, non esiste nulla di tutto questo risponde Rossi – È un Festival che pacifica il Paese, e lo dimostrano gli ascolti. Risultati come questi sono al di sopra di tutte le aspettative. Certo, c’è ancora un 30% di popolazione italiana che dobbiamo prendere – ironizza -, però non disperiamo di conquistare anche il 30% distratto del Paese”. L’azienda del servizio pubblico, nella quarta serata, è riuscita tra l’altro a riportare all’Ariston Roberto Benigni, non proprio l’artista più vicino all’attuale governo. “Benigni è stato un sogno”, racconta Rossi, richiamando anche il titolo dello spettacolo (‘Il sogno appunto’) che il prossimo 19 marzo l’attore e regista toscano porterà su Rai1. “Già un anno e mezzo fa quando rientrai in Rai come direttore generale, il mio sogno era era riportare Benigni nella sua casa d’origine, che è la Rai”, ha svelato. Sull’assenza di polemica, e se sia in qualche modo politicamente motivato, risponde anche Conti. “Non ho mai avuto pressioni o indicazioni su come fare il festival – rassicura – Quello che può accadere sono incidenti di percorso che devi risolvere com’è avvenuto con i miei predecessori. Non siamo noi a cercarli di sicuro. Per ora è andato tutto liscio ma faccio gli scongiuri” 

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