Il cineasta aveva 91 anni. Secondo quanto spiega Liberation ha fatto ricorso al suicidio assistito
Addio a Jean-Luc Godard. Il regista, padrino del cinema della Nouvelle Vague francese, è morto all’età di 91 anni. Il cineasta ha fatto ricorso al suicidio assistito in Svizzera, secondo quanto spiega il quotidiano francese Liberation riportando le parole di sua moglie Anne-Marie Miéville e dei suoi produttori, che hanno spiegato che era “morto pacificamente nella sua casa circondato dai suoi cari”, a Rolle, sulle rive del lago di Ginevra. “Non era malato, era semplicemente esausto”, precisa a Liberation un parente della famiglia, aggiungendo che “così ha deciso di farla finita. Era una sua decisione ed era importante per lui che si sapesse”.
Nato a Parigi il 3 dicembre 1930, studia presso un collegio svizzero nella sua città natale dove, dopo il liceo, frequenta la Sorbona diplomandosi, nel 1949, in Etnologia. La sua era una ricca famiglia borghese protestante di origine svizzera. Il padre era medico e la madre discendeva da una famiglia di banchieri. Nel 1950 scrive il suo primo articolo sulla Gazette du Cinéma, dal titolo Joseph Mankiewicz e nel 1952 inizia a firmare su Cahiers du cinéma con lo pseudonimo di Hans Lucas dove pubblica tre articoli: una recensione su Rudolph Maté, una su L’altro uomo di Alfred Hitchcock e un saggio dal titolo Difesa e illustrazione del découpage classico.
Tra il 1953 e il 1955 Godard, dopo aver lasciato la carriera di critico cinematografico, intraprende numerosi viaggi nel continente americano e viene assunto nella costruzione della diga della Grande Dixence in Svizzera. Questa esperienza lo porterà a concepire l’idea per il suo primo cortometraggio, Opération béton, che verrà realizzato nel 1955 con il finanziamento della ditta appaltatrice.
Tornato a Parigi inizia a cimentarsi nei cortometraggi a soggetto. Nel suo terzo cortometraggio, Charlotte et son Jules (1958), doppia la voce di Jean-Paul Belmondo e nel quarto, Une histoire d’eau (sempre del 1958), collabora con il regista François Truffaut che l’anno seguente gli fornirà il soggetto per il suo primo lungometraggio. Il suo primo film, Fino all’ultimo respiro, vede la luce nel 1959, diventando il simbolo della Nouvelle Vague francese. Tra il 1960 e il 1967 Godard dedica particolare attenzione ai contenuti erotici dell’immagine contemporanea. Nascono così i film Agente Lemmy Caution: missione Alphaville, Il bandito delle 11, Due o tre cose che so di lei. Di questo periodo (1964) è anche un altro dei più famosi film godardiani: Bande à part.
Dal 1966 Godard sposa le teorie marxiste che gli faranno concepire il cinema come mezzo per una severa critica della civiltà dei consumi e della mercificazione dei rapporti umani. La fase ‘politica’ di Godard, si ritrova nei film La cinese e Week End – Una donna e un uomo da sabato a domenica. Dopo il cinema rivoluzionario de La gaia scienza, 1968, Godard fonda nel 1969 con altri cineasti il Gruppo Dziga Vertov, sperimentando un cinema collettivo e rifiutando il ruolo di autore nella convinzione che esso sottintenda un’ideologia autoritaria e gerarchica. Nello stesso anno dirige Lotte in Italia e di questo periodo è Vent d’est, unico film con il quale ha lavorato con l’attore italiano, Gian Maria Volonté.
Nel 1972 dopo un incidente stradale e un periodo di isolamento, realizza con Jean-Pierre Gorin, Crepa padrone, tutto va bene. Dopo alcune conferenze tenute presso l’Università di Montréal, nel 1980 pubblica l’opera ‘Introduction à une véritable histoire du cinéma’, per poi ritirarsi a Grenoble, dove lavora per alcuni anni ai laboratori di Sonimage sperimentando tecniche cinematografiche a basso costo. Nel 1975 con Numéro deux Godard riparte utilizzando nuova strumentazione video e nasce nel regista un’attenzione più viva per le tematiche del privato, soprattutto quella familiare, che vengono ripresi con toni maggiormente intimistici come in Si salvi chi può (la vita) mentre Passion (1982) è l’esempio della sua nuova concezione estetica dell’immagine. Prénom Carmen del 1983 vinse il Leone d’oro a Venezia.
Nelle opere di questo periodo si affianca alla compostezza dell’immagine il motivo ricorrente della musica classica, soprattutto di Mozart e Beethoven. Nel 1988 per Canal Plus, viene ideato il progetto Histoire(s) du cinéma che durerà fino al 1997 e dalla cui esperienza nasceranno quattro volumi con tutti i materiali interpretativi e iconografici che verranno pubblicati nel 1998. Con il film Nouvelle Vague del 1990 e con Hélas pour moi del 1993, Godard riesce a scrivere l’intera sceneggiatura senza usare una sua parola, per poter lasciare libero spazio alle immagini. Nel film Germania nove zero, che si modella su Germania anno zero di Rossellini, Godard si diverte a giocare con le lingue (il francese e il tedesco).
Nell‘aprile 2021 firma, insieme ad altre personalità dello spettacolo e della cultura, un appello di Valeria Bruni Tedeschi a Emmanuel Macron pubblicato su Libération dopo l’arresto e l’immediata scarcerazione in libertà vigilata di una decina di ex terroristi italiani ed ex militanti di gruppi eversivi di sinistra, accusati e condannati in Italia per omicidio, sequestro, tentato omicidio. L’appello è finalizzato a ‘mantenere l’impegno della Francia nei confronti degli esiliati italiani per cui è stata richiesta l’estradizione’. Il 5 settembre al Festival di Venezia nella sezione Venezia Classici della 79 era stato presentato Godard Seul Le Cinéma, documentario che Cyril Leuthy ha dedicato alla sua figura emblematica.
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