La famiglia del regista: "Era una sua decisione e voleva che si sapesse"

L’addio al mondo del cineasta padre della Nouvelle Vague francese, Jean-Luc Godard, morto a 91 anni, è stato volontario, e lo stesso regista desiderava che si sapesse. “Non era malato, era semplicemente esausto”, fa sapere al quotidiano francese Liberation un parente, che sottolinea: “Ha deciso di farla finita. Era una sua decisione ed era importante per lui che si sapesse”. Secondo quanto riferito dalla moglie, Anne-Marie Miéville, e dai suoi produttori, Godard è “morto pacificamente nella sua casa circondato dai suoi cari”, a Rolle, sulle rive del lago di Ginevra.

Tanti i messaggi di cordoglio giunti alla famiglia, mentre il mondo del cinema francese è in lutto. “Godard è stato un creatore essenziale. Si parla spesso della Nouvelle Vague ma lui era ancora più innovatore rispetto a Truffaut e Chabrol, che hanno fatto meravigliosi film. Lui ha scardinato e rinnovato le regole del cinema. Mi sembrava un sogno impossibile, è stato scoprendo i suoi film, come ‘Fino all’ultimo respiro’, che mi sono detto ‘questo tipo di cinema mi parla, è come se lo schermo si avvicinasse a me'”, spiega il regista francese Patrice Leconte. “Tutti i film di Godard – aggiunge durante la conferenza stampa online di presentazione del suo film ‘Maigret’ – mi hanno dato l’idea, l’impressione e la certezza che il cinema non fosse un sogno impossibile. È stato bizzarro, caotico, tutto e il contrario di tutto. Ma indubbiamente molto importante per me. Non l’ho mai conosciuto di persona, non ci siamo mai cercati. E adesso non c’è più”.

Godard, appartenente a una ricca famiglia borghese protestante di origine svizzera, si avvicina al cinema dapprima come critico, fino ad arrivare a girare il suo primo cortometraggio, Opération béton, che verrà realizzato nel 1955. Dopo alcuni cortometraggi, gira il suo primo film, Fino all’ultimo respiro, che esce nel 1959, diventando subito il simbolo della Nouvelle Vague francese. La sua carriera decolla con diversi titoli importanti, e nel 1966 sposa le teorie marxiste che gli faranno concepire il cinema come mezzo per una severa critica della civiltà dei consumi e della mercificazione dei rapporti umani. La sua carriera attraversa diverse fasi, sempre con grandi successi, e ad esempio Prénom Carmen del 1983 vince il Leone d’oro a Venezia. Mantiene vivo fino alla fine il suo impegno politico: nell’aprile 2021 firma, insieme ad altre personalità dello spettacolo e della cultura, un appello di Valeria Bruni Tedeschi a Emmanuel Macron pubblicato su Libération dopo l’arresto e l’immediata scarcerazione in libertà vigilata di una decina di ex terroristi italiani ed ex militanti di gruppi eversivi di sinistra, accusati e condannati in Italia per omicidio, sequestro, tentato omicidio.

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