Le controversie sul film in Vietnam e la censura in Medio Oriente

Dopo il no dei cinema vietnamiti per le scene che ritraggono la ‘linea dei nove tratti’, una controversa carta geografica con cui la Cina rappresenta le sue rivendicazioni nel Mar Cinese Meridionale e le censure dei paesi arabi, come Arabia Saudita (mercato più importante del Medio Oriente), Kuwait, Qatar, Bahrein ed Egitto, per la presenza di diverse star appartenenti alla comunità Lgbtq+, il film Barbie ha ricevuto il via libera per la proiezione nelle sale oggi, 4 agosto, da parte degli Emirati Arabi Uniti. “Il Consiglio dei media degli Emirati Arabi Uniti ha concesso al film Barbie l’approvazione per essere proiettato nei cinema con licenza degli Emirati Arabi Uniti dopo aver completato le procedure necessarie in linea con gli standard dei contenuti multimediali e la classificazione per età degli Emirati Arabi Uniti”, ha annunciato il consiglio degli Emirati Arabi ieri.

La controversia in Vietnam

Il Consiglio nazionale per la valutazione e la classificazione dei film in Vietnam aveva annullato la proiezione sostenendo che la mappa cinese rappresenta una violazione della propria sovranità nazionale, contestando la legittimità della ‘linea dei nove tratti’, che include una serie di arcipelaghi, atolli e secche contese con Cina, Malesia, Indonesia, Brunei e Filippine. A causa di questo dettaglio, negli Stati Uniti parte del pubblico ha definito Barbie un film pro-Cina. Un gruppo di senatori repubblicani ha emesso una protesta, ipotizzando che la Warner Bros., casa di produzione della pellicola, abbia inserito volutamente una configurazione favorevole alle aspirazioni cinesi per favorire l’accesso al mercato di Pechino, da alcuni anni uno dei più importanti al mondo per il numero di spettatori registrati in sala. “È soltanto il disegno fantasioso di una bambina, riflette il viaggio di Barbie dal mondo delle favole al mondo della realtà – aveva dichiarato un portavoce della Warner Bros. – Non c’era nessuna intenzione di fare un’affermazione politica”.
 

Censure in Pakistan e Medio Oriente

La censura cinematografica del Pakistan ha dato il via ad un procedimento per stabilire se la pellicola vìola le norme religiose e morali nazionali. Segue questa linea anche il resto del Medio Oriente che abbraccia la censura, in quanto la pellicola di Greta Gerwig sosterrebbe apertamente i diritti Lgbtq+ mostrandone una rappresentazione sul grande schermo, dove compaiono diversi attori dichiaratamente non eterosessuali come Kate McKinnon, Hari Nef (attrice transgender di Filadelfia), Alexandra Shipp e Scott Evans. La regista e la Warner Bros. hanno affermato che ‘Barbie’ non è un film ‘queer’ sottolineando che in quanto ‘bambole’ i personaggi del film non hanno un orientamento sessuale. Nel giugno dello scorso anno, gli Emirati Arabi Uniti e altri paesi arabi hanno inizialmente ritardato e poi vietato l’uscita di ‘Spider-Man: Across the Spider-Verse’, apparentemente per l’inclusione di un riferimento transgender dopo il rifiuto della Sony Pictures Animation di censurarlo. Nel frattempo Barbie continua a mietere successi e record nei botteghini, dopo i 370 milioni di dollari di incassi nel suo primo weekend e con oltre 2,1 milioni di euro incassati in Italia il primo giorno di programmazione, Barbie è anche il maggiore successo commerciale di tutti i tempi per un film diretto da una donna e fa inevitabilmente porre l’interrogativo se gli incassi valgano più degli interessi politici e dei precetti religiosi.

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