Pierfrancesco Favino interpreta Salvatore Todaro

Un comandante durante la guerra salva un gruppo di naufraghi dopo avere affondato la loro nave. Può sembrare impossibile in questo mondo, ma non in mare. Perché “in mare siamo tutti alla stessa distanza da Dio, a distanza di un braccio. Quello che ti salva”. Inizia proprio così, con la frase pronunciata da un soldato russo dopo il salvataggio di una nave ucraina, il film che racconta la storia vera di Salvatore Todaro e che ha aperto l’80esima mostra del cinema di Venezia. ‘Comandante’ di Edoardo De Angelis, ambientato durante la seconda guerra mondiale, narra la vicenda che nell’ottobre del 1940 coinvolge nell’Atlantico il sommergibile Cappellini della Regia Marina. Al comando proprio Todaro, nel film interpretato da Pierfrancesco Favino, che dopo l’avvistamento di un mercantile a luci spente (poi si scoprirà di nazionalità belga e quindi in teoria ancora neutrale) ordina di aprire il fuoco e lo affonda. I ventisei naufraghi sarebbero destinati ad affogare, ma Todaro da buon marinaio non contravviene alle regole del mare e decide di metterli in salvo. “Non ti riconosco, siamo in guerra”, gli dice un fidato amico e soldato. “Siamo ancora uomini, però”, gli risponde lui. Sembra il classico film di guerra con qualche stereotipo di troppo sull’italianità e il senso del dovere dei soldati ai tempi del fascismo oltre che sull’italianità in generale, con tanto di richiami alla cucina italiana e alle canzoni intonate dai soldati napoletani col mandolino.

Ma il film, che ha già suscitato qualche polemica preventiva anche per la successiva appartenenza di Todaro alla X Mas, in realtà si presta a più interpretazioni. E la risposta che De Angelis dà in merito al possibile giudizio sul film da parte del ministro Matteo Salvini, presente alla proiezione insieme alla fidanzata Francesca Verdini, lo conferma: “E’ chiaro che le reazioni di chi guarda il film trascendono dal controllo di chi lo ha fatto materialmente, mi auguro solo che chiunque lo guardi convenga sul fatto che esistono leggi eterne e immutabili, come le leggi del mare, che non vanno infrante”.

E ancora, sul film: “E’ un racconto per me emblematico della forza e anche di cosa significa essere italiani, concetto che negli ultimi anni è stato preso unilateralmente. Essere italiani significa anche andare in soccorso. La scintilla che mi ha portato a raccontare questa storia è quella della forza di correre in soccorso di chi è più debole”.

Nel film, Favino è chiamato ancora una volta a un ‘artifizio’ linguistico, recitando in veneto. “E’ una scelta che acuisce un aspetto importante della storia e di questo personaggio. Sarebbe stato più facile scegliere un modo di parlare più caldo (Todaro era nato a Messina, ndr), invece certe asprezze consentono una strada più tortuosa all’emozione di questo film”, ha spiegato l’attore. Alla sceneggiatura ha lavorato anche Sandro Veronesi, un progetto iniziato nel 2018 quando l’ammiraglio Pettorino, in un discorso per l’anniversario della Guardia Costiera, raccontò la storia di Todaro. In quell’anno, la questione migranti è al centro del dibattito del Paese e proprio Salvini da ministro dell’Interno emette un suo decreto su immigrazione e sicurezza. “Abbiamo iniziato a concepire la sceneggiatura nell’estate in cui è scoppiato questo disonore di disattendere le più elementari e millenarie regole del mare, cioè di soccorrere chi sta affogando”, rimarca Veronesi alludendo ad alcuni casi di cronaca di quei giorni legati agli sbarchi in Italia. “Gli slogan erano molto brutti: la crociera, la pacchia… i social pullulavano di queste cose putride e ci hanno portato a capire che noi non volevamo far parte di tutto questo”. Da qui nasce un film probabilmente destinato a fare ancora discutere. Prodotto anche da Rai Cinema, arriverà nelle sale l’1 novembre con 01 distribution. 

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