È il suo debutto alla regia, sarà nelle sale dal 21 settembre

La prima volta da regista per raccontare una storia di emancipazione di due fratelli da una famiglia “storta, malata, tossica e disfunzionale”, portando però con sé ogni personaggio interpretato nella sua carriera da attrice. Micaela Ramazzotti non sceglie un tema facile da trattare per la sua opera prima ‘Felicità’, il film prodotto da Lotus Production e Rai Cinema, presentato alla mostra di Venezia nella sezione ‘Orizzonti’, che sarà nelle sale dal 21 settembre. “Era il film che sognavo la notte”, racconta la neo regista incontrando la stampa al Lido. Ambientato tra Roma e Fiumicino, il film racconta la storia di genitori egoisti e manipolatori che divorano ogni speranza di liberta dei propri figli. Desiré è la sola che può salvare suo fratello Claudio e continuerà a lottare per inseguire la felicità di entrambi. Nel cast Max Tortora, Anna Galiena, Matteo Olivetti, Sergio Rubini e la stessa Ramazzotti nel ruolo di Desirè.

“Emancipazione è percorso difficile e lungo”

“L’emancipazione -sottolinea- è un percorso difficile e lungo, c’è chi lo fa subito o chi magari a 50 anni e c’è chi non si emancipa mai. È difficile soprattutto quando nasci da una famiglia in cui sei trascurato, una famiglia di abusi e vessazioni, una specie di mostro a due teste in cui le vittime proteggono i loro carnefici”. “Avevo una visione ben precisa del film”, spiega Ramazzotti, che come attrice è stata la musa di Paolo Virzì, con il quale poi si è sposata e ha avuto due figli. “Nella mia carriera da attrice ho avuto la fortuna di interpretare personaggi fantastici, sono grata ai registi ma avevo voglia di mettermi in gioco. Ho avuto la faccia tosta di mettermi lì e dire: lo voglio dirigere io questo film. Ho portato dentro tutte le donne che ho interpretato. Ho un debole, mi piace flirtare con i miei personaggi”.

Uno sguardo sulle differenze sociali

Il suo primo film è anche uno sguardo sulle differenze sociali. “L’idea era quella di mettere due mondi a confronto: la sinistra di Bruno“, intellettuale che vive nel quartiere romano di Piazza Vittorio interpretato da Rubini, “e la destra della famiglia Mazzoni” di Fiumicino, una zona che la regista descrive “molto cinematografica”. “Sono luoghi che conosco perché sono nata vicino a Ostia, mi piaceva immaginare Desirè in palazzoni senza privacy, raccontare la costrizione del vivere. Anche Piazza Vittorio è bella da catturare cinematograficamente, molti intellettuali abitano lì. Mi piaceva il contrasto tra una Roma così viva e una Fiumicino deserta nonostante i suoi palazzoni“. E poi c’è “un percorso psichiatrico che mi affascina sempre. Persone deboli nate storte, che non si guardano alle spalle e che non riescono a vivere in questo mondo. La psicoterapia è come accendere un faro su chi si alza già stanco con i moscerini nella testa. Mi piacerebbe che il film parlasse, bisogna avere il coraggio di ribellarsi, emanciparsi e scappare il più presto possibile“.

Le parole degli attori

La sua non è una fuga dal ruolo di attrice (“Ho girato nel frattempo un’altra serie e un altro film”, dice ancora Ramazzotti), ma la sua prima volta da regista è stata apprezzata dai ‘suoi’ attori. “Lavorare con Micaela è stata per tutti noi un’esperienza commovente. Si metteva in ballo come autrice, penso che abbia voluto in qualche modo raccontarsi attraverso i personaggi. Eravamo consapevoli che stavamo facendo qualcosa di molto privato e intimo, questo lo rende un’esperienza unica”, evidenzia Rubini, che parlando del suo personaggio lo descrive come “la parte politica che rappresento, con attenzione alla facciata e poco al contenuto”.
Non ho sentito Micaela come una debuttante alla regia“, osserva Anna Galiena, rimarcando le differenze tra la Ramazzotti attrice “afflitta dalla malattia di tutti gli attori che è l’insicurezza” e la Ramazzotti regista sicura di sé.
Applausi anche da Max Tortora: “Personaggi scritti benissimo, delineati perfettamente, un secondo dopo aver letto la sceneggiatura ho detto: mi raccomando non cambiate una parola”. Allora perché non selezionare il film tra quelli in concorso, vista la presenza di 6 registi italiani solo maschi? “Io sono felice così”, chiosa Ramazzotti. Felicità, appunto.

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