Sul tema si è espresso anche Luca Barbareschi: "Basta con l'inglese italianizzato"
Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura, commenta le dichiarazioni di Pierfrancesco Favino alla mostra del cinema di Venezia: l’attore ha criticato la scelta di affidare il ruolo di Enzo Ferrari nel film ‘Ferrari’ di Michael Mann a un attore americano, Adam Driver. “È ovvio e intuitivo il riscontro che ha avuto lo sbotto di Pierfrancesco Favino contro i personaggi italiani interpretati da attori stranieri. Considerazione logica ma non universale, se si pensa ai grandi interpreti stranieri de ‘Il Gattopardo’, Burt Lancaster e Alain Delon, o ai mafiosi italo americani de ‘Il Padrino’ interpretati da Al Pacino o Marlon Brando. Il tipo italiano non è una questione né storica né genetica; ciò che è in gioco è la qualità dell’interpretazione, non l’origine anagrafica. L’ira di Favino corrisponde al rischio di una sottovalutazione della qualità degli attori italiani per esigenze di cassetta delle produzioni”, ha dichiarato Sgarbi. “Il suo ragionamento, in autotutela, apre la strada a una considerazione relativa al dibattito, aperto proprio da me 10 anni fa, sui direttori stranieri dei musei, il giudizio sui quali non può essere genetico ma operativo. E anche in questo caso si tratta di orgoglio non italiano ma professionale. Studi e concorsi mostrano una qualità di conoscenza e di capacità degli studiosi italiani non inferiore a quella di illustri studiosi stranieri. Ammesso che i migliori concorrano, non si può pensare che non essere italiani sia un requisito di merito, con le nostre scuole e i nostri insegnamenti di scuola dell’arte. Il secolo scorso vide fra i più illustri studiosi un americano, Bernard Berenson, e un italiano, Roberto Longhi. Gli studi, come le capacità attoriali, non hanno nazionalità ma, a parità di impegno, gli italiani non devono essere penalizzati“, ha proseguito Sgarbi, concludendo: “E mentre per un attore l’interpretazione ha un significato artistico, per i direttori le funzioni operative dipendono dalla competenza e dalle esperienze acquisite, non dall’origine. Per questo nessuno ha mai pensato di avere magistrati, prefetti, ambasciatori, questori, direttori generali, amministratori delegati stranieri. Solo la chiesa, con il suo magistero universale, si è affidata a stranieri per carenza di vocazioni. Ma questo non vale né per il cinema né per i musei”.
Barbareschi: “Basta con l’inglese italianizzato”
Dalla parte di Favino anche Luca Barbareschi. “Quando ho detto la stessa cosa un anno fa sul Gattopardo, siccome non sono politicamente corretto, non mi ha parlato nessuno. Per molti versi ha ragione Favino, la lingua ha una identità. Ora c’è questa nuova moda di come parlerebbero gli italiani in inglese. In Gucci hanno inventato una nuova lingua, l’inglese italianizzato recitato come da un disastrato mentale“, ha detto, presentando in conferenza il suo film fuori concorso ‘The Penitent – The rational man’. Con riferimento a ‘Ferrari’, Barbareschi ha detto: “Penelope Cruz parla in spagnolo cercando di essere romagnola, sembra una persona malata, l’Esorcista. Il problema vero è che dovremmo essere noi a raccontare storie italiane. Secondo me non siamo secondi a nessuno. Io spero che si faccia un grande investimento nel paese. Dobbiamo lasciare gli altri a raccontare noi e questo mi dispiace”.
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