Ieri ha presentato il suo 'Coup de chance', fuori concorso. Non sono mancate le contestazioni

Torna a Venezia dopo oltre 15 anni per presentare fuori concorso alla mostra ‘Coup de chance’, il cinquantesimo film della sua carriera tutto girato in francese, e la calorosa accoglienza ricevuta al Lido a quanto pare sembra aver cancellato i suoi pensieri sul possibile ritiro. Di certo, a Woody Allen le idee non mancano. Il regista 87enne, già vincitore di quattro premi Oscar, guarda sempre all’Europa con grande interesse e non esclude di girare un altro film in italiano o in tedesco (“Perché no, se dovessi avere una buona idea…”). Per ora “la bellissima idea” che ha in testa è per un nuovo film nella ‘sua’ New York. “Quindi se qualcuno viene fuori dall’ombra e si propone di produrmi un film accettando le mie folli regole, se accetta questa follia allora lo farò”, rivela il regista statunitense, che in patria non gode dello stesso trattamento da quando con il #MeToo (un movimento che il regista è arrivato a definire “sciocco” in un’intervista a Variety) sono tornate di attualità le accuse di molestie della figlia Dylan, avuta con Mia Farrow. “Se ricevessi una telefonata per fare un film in Islanda lo farei”, dice oggi Woody Allen, accolto in conferenza stampa da un lungo e caloroso applauso. Ma sul red carpet viene anche contestato.

Il suo ‘Coup de Chance’ parla dell’importante ruolo che il caso e la fortuna giocano nelle nostre vite, un tema già trattato da Allen in ‘Match Point’. Qui i protagonisti Fanny e Jean (rispettivamente interpretati da Lou de Laâge e Valérie Lemercier) sembrano la coppia di sposi ideale. Entrambi realizzati professionalmente, vivono in un meraviglioso appartamento in un quartiere esclusivo di Parigi e sembrano innamorati come la prima volta che si sono incontrati. Fino a quando non subentra Alain, ex compagno di liceo di Fanny che perde la testa per lui. C’è anche la mano italiana nella realizzazione della pellicola grazie alla fotografia curata da Vittorio Storaro, ma guai a chiamarlo direttore come avvenuto in conferenza (“Non sono direttore della fotografia, sono autore della fotografia. Venezia deve imparare ad aggiornarsi”, è sbottato Storaro, salvo poi scusarsi per quanto “inelegantemente” detto).

Ma è soprattutto la Francia che Woody Allen omaggia nella sua ultima opera. “Avevo scritto il film pensando a due americani che vivono a Parigi, ma poi per il mio cinquantesimo film ho pensato di regalarmene uno in francese. Non è stato difficile perché anche vedendo un film parlato in giapponese puoi capire se la recitazione è buona. Quando ero giovane i film che mi hanno più influenzato erano di autori francesi, italiani, svedesi… Volevamo tutti essere europei e fare cinema come loro. Adoro la Francia, anche se non parlo francese”. E questo, assicura, non è stato un problema sul set. “E’ molto semplice, se guardo un film sono in grado di capire se gli attori sono bravi e in questo caso è la stessa cosa. Dal linguaggio del corpo capivo le sensazioni degli attori senza capire la lingua. Anche il cast capiva molto bene tutto, sono attori e attrici bravissimi e non ho dovuto dirigerli molto”. La fortuna, oltre a essere il tema portante del film, è stata anche una fedele compagna di viaggio per lui fin dagli inizi della sua carriera. Lo spiega lo stesso regista: “Io sono sempre stato molto fortunato. Ho avuto due genitori che mi amavano, ottimi amici, una vita bellissima, una moglie meravigliosa e due figlie. Tra pochi mesi avrò 88 anni e non sono mai stato in ospedale. Quando ho iniziato a fare film le persone hanno enfatizzato tutti i lati positivi del mio lavoro e sono stati molto generosi, ho avuto molta fortuna con i miei film e ho avuto più attenzione e premi di quanto meritassi. Almeno fino a oggi, speriamo ancora fino a oggi pomeriggio”. Venezia, per ora, non poteva accoglierlo meglio. 

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