Alla presentazione anche Kasia Smutniak, che con una onlus ha aperto una scuola in Nepal

Una vita per l’istruzione e la libertà. E’ la missione di Jetsun Pema, sorella minore dell’attuale Dalai Lama tibetano Tenzin Gyatso, ospite ieri alle Giornate degli Autori alla mostra del cinema di Venezia. Un appuntamento speciale -organizzato insieme all’Unione Buddhista Italiana, Fandango e WIFTMI (Women in Film, Television & Media Italia)- per scoprire la vita e l’opera della ‘Madre del Tibet’, le sue lotte, le difficoltà e i successi che le sono valsi il soprannome di Amala, ‘madre’.

Ex presidente di Tibetan Children’s Villages, organizzazione di beneficenza per la cura e l’educazione di orfani, indigenti e bambini rifugiati dal Tibet con sede a Dharamsala, nell’India settentrionale, Jetsun Pema si è contraddistinta per il suo ruolo strategico nella promozione della cultura tibetana per le generazioni future. Dopo la morte della sorella, Jetsun Pema si è occupata dell’asilo nido per i bambini tibetani rifugiati in una piccola città dell’India settentrionale. La sua guida ha fatto sì che l’asilo si trasformasse in una delle scuole per rifugiati tibetani di maggior successo: la Tibetan Children’s Village School. La sua storia è raccontata nel documentario ‘Amala – La vita e la lotta della sorella del Dalai Lama’, realizzato dal regista Geleck Palsang e proiettato in anteprima italiana a Venezia.

All’incontro con la ‘Madre del Tibet’ è intervenuta anche l’attrice Kasia Smutniak, che con la sua Pietro Taricone Onlus ha aperto una scuola nel Mustang in Nepal. Ed è proprio l’istruzione al centro della vita di Jetsun Pema: “Diamo ai bambini una educazione moderna, ma al contempo radicata nella nostra religione e nella nostra cultura. E’ importante per tutti i tibetani, ma soprattutto per i bambini, mantenere l’identità di tibetani”, spiega la sorella del Dalai Lama. “Per noi è importantissimo essere delle brave persone”, aggiunge Jetsun Pema riferendo proprio una frase che il fratello rivolge sempre ai ragazzi durante le sue visite al suo villaggio: “Studiate, ma non dimenticate mai che la cosa più importante è essere buoni esseri umani”. “Quando diede questo consiglio ai nostri bambini, noi ci siamo riuniti e ci siamo chiesti: come facciamo a educare questi bambini in modo tale che diventino bravi esseri umani? L’importante è che percepiscano questa scuola come una casa, molti di loro sono orfani e ci restano tanti anni. I bambini delle nostre scuole devono trovare fiducia in noi, se riusciamo allora diventa facile anche per noi insegnare ai bambini cosa fare, perché ci ascoltano e di conseguenza otteniamo dei risultati”. Jetsun Pema racconta poi di come vengono gestite le liti ‘familiari’, ovvero tra i ragazzi: “Noi abbiamo il giardino della pace, dove ci sono anche rocce con dipinti animali tibetani. Noi li invitiamo a sedersi, a chiarire i motivi della lite e a fare la pace. E’ un po’ come un luogo in cui si instilla la pace, la calma. Questa iniziativa per quanto semplice ha aperto gli occhi non solo ai bambini ma anche a noi adulti. Sua santità disse: quando diventerete grandi dovrete essere voi ad aiutare gli altri. Adottammo il motto ‘gli altri prima di noi stessi’ che è un concetto assolutamente buddhista, tutti i bambini nelle nostre scuole lo conoscono”.

Anche Kasia Smutniak racconta la sua esperienza: “La nostra ong è situata nella parte nord-occidentale del Nepal, vicino al confine con il Tibet. E’ un progetto nato 11 anni fa e ora al settimo anno, la nostra scuola ospita 80 bambini. E’ un progetto soprattutto culturale che ha lo scopo di mantenere la cultura Mustang. Abbiamo cominciato dalla scuola e dall’educazione, io sono fermamente convinta che tutto inizi e tutto finisca lì. Quando dai educazione a un bambino dai possibilità a tutta la famiglia di avere un futuro. Il nostro è un piccolo progetto e un grande miracolo di cui sono estremamente fiera”, racconta l’attrice, che si sofferma anche sulla situazione politica in Tibet. “Oggi se ne parla molto poco, ci sono vari tipi di guerre e una la stiamo vivendo adesso. Per la causa tibetana sembra un fatto accaduto tanti anni fa, ma non è così. Quella politica esiste ancora oggi. Quello che sta succedendo con la comunità tibetana nel mondo -conclude- ho visto con quale facilità accade”. 

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