Il film di Brady Corbet è tra quelli in concorso
Un’epopea postbellica su un sopravvissuto all’Olocausto che tenta di ricostruirsi una vita in America. E’ la storia che viene raccontata in The Brutalist, il film di Brady Corbet in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. In parte ispirato al libro ‘Architecture in Uniform’, il film vede Adrien Brody nei panni dell’architetto ebreo László Tóth emigrato dall’Ungheria negli Stati Uniti nel 1947. Costretto dapprima a lavorare duramente e vivere in povertà, ottiene presto un contratto che cambierà il corso dei successivi trent’anni della sua vita.
“Anche se è una finzione, mi sembra molto reale. Ed è molto reale per me”, ha detto in conferenza stampa Brody, spiegando di avere sentito fin da subito “affinità e comprensione” con il personaggio che interpreta e con la storia che viene raccontata. Sua madre, la fotografa Sylvia Plachy, era un’immigrata ungherese che fuggì nel 1956 durante la rivoluzione antisovietica per ricominciare e per tentare di costruirsi una vita da artista. “Il film è la manifestazione fisica del trauma del XX secolo. È dedicato agli artisti che non sono riusciti a realizzare la loro visione”, ha detto Corbet.
Tra i protagonisti del film c’è anche Felicity Jones che interpreta Erzsébet, la moglie dell’architetto. Il film è in formato 70 millimetri e ha una durata di 215 minuti. “Questo film fa tutto ciò che ci viene detto che non ci è permesso fare”, ha detto Corbet, liquidando come “sciocche” le considerazioni sulla durata della pellicola. “Ho letto grandi romanzi brevi, ho letto grandi capolavori in più volumi”, ha detto Corbet. “Forse la prossima cosa che farò durerà circa 45 minuti, e dovrei essere autorizzato a farlo. Come ha detto una volta Harmony Korine, il cinema è bloccato nel canale del parto. E sono d’accordo con lui”. Nel 2018 Corbet aveva portato a Venezia il suo controverso ‘Vox Lux’, in cui Natalie Portman interpreta una pop star che ha assistito a una sparatoria a scuola in gioventù. In precedenza aveva presentato in anteprima ‘L’infanzia di un capo’. Corbet ha scritto la sceneggiatura con la moglie Mona Fastvold. “Quando nessuno supportava questi film, questo festival lo faceva”, ha detto il registra ringraziando Venezia: “Ha reso possibili i miei film”.
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