Il regista a Venezia: "Viaggio molto bello e gioioso. Siamo rimasti fedeli al romanzo di William S. Burroughs"

Una storia d’amore travagliata, con alcol e droghe come filo conduttore, tra Daniel Craig, che sveste i panni eleganti di James Bond per indossare quelli più sgangherati di Lee, americano espatriato che vive a Città del Messico, e Drew Starkey, tra gli attori della serie Netflix ‘Outer Banks’, che interpreta Allerton, ex marinaio tossicodipendente. ‘Queer’, in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, è il nuovo lavoro di Luca Guadagnino tratto dall’omonimo romanzo di William S. Burroughs, letto dal regista all’età di 17 anni e trasposto sul grande schermo oltre 35 anni più tardi. Per il regista di ‘Challengers’ e ‘Chiamami col tuo nome’ è un sogno che diventa realtà. “Credo che la gioia sia stata il punto di partenza del film – ha confessato Guadagnino – Da ragazzo volevo cambiare il mondo attraverso il cinema, e poiché volevo essere fedele a quel giovane ho continuato a pensare di dover portare questo romanzo sul grande schermo. Spero che alla fine il pubblico abbia una idea di sé, di chi siamo e di chi stiamo cercando quando si è da soli”.

La pellicola è stata girata interamente a Cinecittà, dove è stata riprodotta Città del Messico, luogo che fa da sfondo alla storia tra Lee e Allerton ambientata negli anni Quaranta con atmosfere che richiamano alla beat generation. “È stato un momento di gioia e anche melanconico – ha specificato Guadagnino – il viaggio è stato molto bello e gioioso, anche semplice accompagnato da questi due attori fantastici”. A proposito di Craig, il regista ha ammesso che “lo ammiravo da tantissimo tempo, io sono molto pragmatico, i film bisogna farli non sognarli. Abbiamo provato a contattarlo e lui ha accettato, è stato un sì definitivo – ha spiegato – È uno degli attori più grandi, è un privilegio lavorare con lui”.

Per immergersi a 360° nella parte, scene di sesso incluse, Craig e Starkey si sono visti “mesi prima delle riprese per provare una coreografia molto importante nel film – ha rivelato l’ex James Bond – Ci siamo avvicinati a queste scene, ma non c’è nulla di intimo in una scena di sesso. Ci sono delle persone in una stanza che ti guardano durante le riprese, noi volevamo che fosse toccante, commovente, realistico e il più naturale possibile. Drew è un attore fantastico, abbiamo fatto sì che fosse divertente”. E sul rapporto con Guadagnino Craig ha ammesso che “volevo lavorare con lui da tanto tempo e finalmente ci siamo riusciti. Se non fossi stato in questo film l’avrei guardato e avrei voluto esserne l’attore”.

Gli eccessi, droghe in primis, che hanno condizionato la vita di Burroughs, che proprio durante il suo soggiorno in Messico uccise per errore la moglie con un colpo di pistola in un episodio controverso e mai del tutto chiarito, hanno un ruolo centrale anche in ‘Queer’, romanzo autobiografico scritto tra il 1951 e 1953 e pubblicato nel 1985. “Non volevamo assolutamente tradire il libro ma capire il suo mondo, anche attraverso altri romanzi – ha aggiunto il regista a proposito dell’opera dello scrittore statunitense – Abbiamo riflettuto tanto sul fatto che Burroughs crea mondi attraverso le parole, noi abbiamo aggiunto un punto di vista visivo e artigianale”. Da parte di Guadagnino non c’è la volontà di giudicare i due protagonisti, bensì di “assicurarsi che anche la persona peggiore possa essere una persona con cui identificarsi – ha concluso – Il ruolo del regista è quello di cercare l’umanità e cogliere le sfumature. Lee sta sprofondando in questa ossessione che non riesce ad afferrare, e anche il personaggio di Drew annega in questo rapporto. Sopravvivono da un lato separandosi e dall’altro aumentando le loro dipendenze”. 

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