Il Ministero della Cultura contro la vecchia gestione di Cinecittà. In un comunicato, il MiC ha posto in dubbio la correttezza di due bilanci della società quando Nicola Maccanico ricopriva il ruolo di amministratore delegato, prima delle dimissioni dello scorso giugno.
“Al termine dell’assemblea dei soci di Cinecittà SpA, tenutasi in data odierna, il Ministero della Cultura, in qualità di soggetto esercitante i diritti dell’azionista Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha preso atto dell’effettiva condizione economico patrimoniale della società. Diversamente da quanto rappresentato dalla precedente governance guidata dall’allora amministratore delegato Nicola Maccanico, i bilanci della società al 31 dicembre 2022 e 31 dicembre 2023 risultano soggetti a rilevanti rettifiche e devono ritenersi non corretti”, rileva il MiC.
“Le risultanze -si legge ancora in una nota del ministero- sono frutto di una due diligence effettuata dalla società di revisione PricewaterhouseCooper (PWC) che ha avuto il compito di esaminare i conti della società su richiesta del nuovo Consiglio di amministrazione, guidato a partire dal 17 luglio 2024 dall’amministratore delegato Manuela Cacciamani. Le rettifiche ammontano a 8 milioni di euro, con l’effetto di produrre un risultato negativo sia sull’esercizio 2022 che sull’esercizio 2023. Il bilancio al 31 dicembre 2023, in particolare, registra una perdita di 6,7 milioni di euro (che include la perdita maturata al 31.12.2022), con una conseguente variazione dei saldi di apertura del patrimonio netto al 1 gennaio 2024, ridotto quindi a 15 milioni di euro circa dagli originari 22 milioni”.
“In un simile contesto -prosegue il MiC-, totalmente difforme da quanto precedentemente comunicato da Cinecittà SpA al Ministero della Cultura, si è anche dovuto prendere atto che già al 30 giugno 2024 Cinecittà SpA aveva maturato ulteriori perdite per 13,5 milioni di euro, così integrandosi gli estremi dell’art. 2446 c.c.. Tenuto conto delle perdite degli anni 2022 e 2023 e di quelle maturate nei primi sei mesi del 2024, la società aveva dunque perso più di un terzo del capitale sociale. Nessuna comunicazione al socio e nessuna convocazione di assemblea è mai stata avviata in tal senso dall’allora Amministratore delegato”.
“Alla luce di quanto emerso -viene infine spiegato-, il socio esercitante Ministero della Cultura ha chiesto al Consiglio di amministrazione di svolgere ulteriori approfondimenti circa l’esistenza di eventuali danni addebitabili a responsabilità degli amministratori e si è riservato ogni ulteriore iniziativa all’esito delle analisi richieste. Il Ministero della Cultura sottolinea l’importante patrimonio di competenze di Cinecittà SpA e ribadisce l’impegno, in accordo con il socio, a sostenere la società e lavorare al suo rilancio”.
L’ex ad di Cinecittà ha respinto al mittente le accuse, preannunciando querele: “Prosegue il tentativo di riscrivere la recente storia di Cinecittà attraverso interpretazioni contabili opinabili con la finalità di ottenere dall’azionista quelle risorse che l’azienda non riesce più a raccogliere sul mercato innanzitutto a causa della sopravvenuta e perdurante incertezza sul Tax Credit. Interpretazioni che tra l’altro contestano bilanci regolarmente approvati dall’intero Cda, dal collegio sindacale, dal socio e certificati da una primaria società di certificazione come Ey”, ha evidenziato Maccanico. “Interpretazioni -ha aggiunto- che insinuano comportamenti illeciti e che non possono più essere tollerate. Sono quindi stato costretto a dare mandato ai miei legali di valutare le azioni più opportune per tutelare la mia reputazione ed accertare gli eventuali danni che mi sono stati arrecati da questa vicenda”.
“Giuli riferisca in Parlamento sulle modalità e sull’esito della due diligence dei bilanci di Cinecittà che leggiamo sulla stampa”. Così i componenti democratici della commissione Cultura della Camera. “Non è infatti comprensibile come una società pubblica, con bilanci certificati dal Ministero dell’Economia, sotto la vigilanza della direzione cinema del Ministero della Cultura, con revisori dei conti e tutte le garanzie del caso, possa aver truccato i bilanci -dicono ancora i Dem-. In ogni caso, emerge un dato politico: il CdA che sta denunciando questa distorsione delle informazioni, a partire dalla presidente di Cinecittà, è lo stesso che ha approvato e firmato i bilanci precedenti, con la sola eccezione dell’amministratore delegato, al quale ora si cerca di attribuire tutte le responsabilità. La vicenda va sicuramente chiarita, ma, visti i toni delle comunicazioni del MiC, ci aspettiamo provvedimenti conseguenti, inclusa le dimissioni dei componenti del CdA che sedevano a Cinecittà nel periodo di cui si fa riferimento nella nota”.
Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha citato la nota frase di Mario Draghi intervenendo ad Atreju al dibattito sul cinema ‘Per un nuovo immaginario italiano’, affrontando l’argomento delle presunte inesattezze nei bilanci di Cinecittà: “Di fronte a Cinecittà whatever it takes, sarà sempre salva e prospera”. La nuova ad, Manuela Cacciamani, secondo Giuli “è colei che ha scoperto che Cinecittà non era così come l’avevano rappresentata in determinati bilanci della precedente gestione”. Una cosa, secondo Giuli, “deve essere chiara: se leggete sui giornali che con l’arrivo della destra Cinecittà non va bene è una balla colossale, smentita dal lavoro di Cacciamani e dalla sua due diligence” sui conti della società.
Ad Atreju è intervenuta sul tema Cinecittà la stessa ad Cacciamani: “Cinecittà è un’azienda molto particolare, affascinante, bella e dannata in qualche modo perché subisce molto la globalizzazione, visto che si tiene in vita grazie a quello che succede a livello internazionale”, ha affermato. “Abbiamo iniziato l’attività di rilancio. Cinecittà ha un brand importante, ha passato momenti difficili come tutti gli studios del mondo. Grazie al pnrr nel 2026 avremo studios super tecnologici“.