'E in fondo, che differenza fa?' è il debutto della band milanese dalla radici indie
È uscito venerdì 4 dicembre il primo album ufficiale dei Moonage, dal titolo provocatorio: ‘E in fondo, che differenza fa?’. Un disco che, come raccontano gli stessi artisti a LaPresse, “copre due anni di lavoro, passando da pezzi fatti più in sala prove ad altri costruiti. Il distanziamento ha impattato sulle ultime tracce, come ‘Vivida’, fatta lavorando a distanza. Ma siamo abituati, come gruppo siamo nati in maniera a-geografica, due di noi hanno iniziato il loro percorso a Milano, due in Australia e poi sono rientrati”. I Moonage sono infatti un gruppo musicale milanese, nato come incontro tra il sound delle coste australiane e le vibrazioni del mondo cittadino. Ufficialmente insieme dal 2016, la band ha consolidato negli anni un’identità musicale fatta di formule ricorrenti: mood e stile anni ’70-’80, riadattamenti in chiave moderna di sonorità vintage e testi di stampo beat. Da tutto questo è nato l’album, con un titolo che, spiegano senza voler svelare troppo, “ha tante interpretazioni, non ce n’è una preferita. Lasciamo che chi ascolta trovi il suo significato. Noi curiamo i dettagli, ma poi ci chiediamo: faranno differenza questi dettagli?”.
Colorati e senza filtri, con ‘E in fondo, che differenza fa?’ i Moonage esprimono in dieci tracce la loro grande versatilità, unita dal desiderio di ricercare un sound innovativo e personale. Un semplice obiettivo: riportare in voga il sound immortale degli anni ’70-’80, fondendolo con influenze più moderne e trattando nei testi tematiche attuali.
L’album si apre con tracce energiche e dallo stile un po’ retrò come ‘Dimmichenesai’ e ‘Freaks’, usciti come singoli tra ottobre e novembre. Seguono tracce dalle sonorità più moderne come ‘La notte se ne va’ e ‘Come stai’, dove spiccano evidenti le influenze elettroniche. C’è anche spazio per ballad più soffuse come ‘Ballerina del sabato sera’ e la dolce ‘Vivida’, nel semplice incontro tra la voce di Idra (cantante della band) e un pianoforte. ‘Portogallo’ e ‘Serena’ hanno il volto dei primi singoli pubblicati dalla band, mostrandone la natura originaria più legata al mondo indie-rock. Nel mezzo troviamo ‘NANANANANARANARA’, brano che privilegia sonorità pop con un ritornello che non esce dalla testa. Il disco si chiude con la strumentale ‘Tesi’, a conclusione di un percorso musicale ricchissimo, un viaggio dalla musica classica ad oggi.
Ora i Moonage guardano al futuro, sperando di poter presto tornare a esibirsi dal vivo. “Sicuramente per noi la dimensione live è importantissima. A noi piace stare a contatto con il pubblico, cazzeggiare spontaneamente sul palco. Lì facciamo vedere davvero alle persone chi siamo. Per noi il concerto è interazione, e continuiamo sempre a cercarla, ma Instagram non è il modo migliore. Anche se lì abbiamo anche fatto cantare con noi i nostri fan e sono venute fuori esperienze divertenti. Ma noi prima della quarantena suonavamo spesso per strada, e vogliamo tornarci, perché è un’esperienza straordinaria, che ti fa conoscere anche a un pubblico che non è solo il tuo, quello composto dai fan che già ti conoscono”.
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