La sacerdotessa del rock chiude il suo minitour italiano al Castello Sforzesco. L'assessore alla Cultura le consegna l'onorificenza sul palco. Nello show elettroacustico il carisma di Patti, Leopardi e gli inni rock 'Because The Night e 'People Have The Power'

Un grande carisma, magnetico ed empatico con il suo pubblico, ma senza quello sfoggio di ego tipico delle rockstar. È l’impressione che lascia Patti Smith, che ieri sera ha concluso il suo minitour italiano dopo le tappe a Pompei, Roma, Stresa e Cervia, al Castello Sforzesco di Milano. Uno show che ha suggellato ancora una volta l’amore della sacerdotessa del rock per l’Italia e per il capoluogo lombardo, che l’ha omaggiata con la Pergamena per ‘l’arte e la cultura’, consegnatale sul palco dall’assessore alla Cultura di Milano Tommaso Sacchi.

Un amore che la 75enne artista di Chicago, cresciuta nel New Jersey e sbocciata come artista a New York, innamorata di Pasolini e dell’arte del Belpaese, ha raccontato durante la sua esibizione, parlando estasiata delle sue visite alle rovine di Pompei e alla vigna di Leonardo Da Vinci a Milano. E che ha celebrato durante il concerto con una lettura de ‘L’Infinito di Leopardi in inglese. Non sarà l’unico momento di talkin’ poetry della serata.


Prima del Teatro della Scala, Patti Smith con la figlia December 07th, 2019 Milan (Italy)

L’eroina del punk newyorkese di fine anni ’70 ha sempre quel piglio da esponente dell’altra America, libertaria, aperta e attenta ai diritti civili, e si cimenta anche in una recita ipnotica della poesia ‘Footnote to Howl’ di Allen Ginsberg, uno dei maestri della Beat Generation e amico di Patti. Ma c’è anche il rock, assicurato dal suo ‘Patti Smith Quartet, dove è protagonista il figlio della chanteuse, Jackson Smith, che declina in una versione più blues elettro- acustica i classici di Smith, ma con la ritmica incisiva del batterista Seb Rochford e del bassista Tony Shanahan. E allora scorrono i capolavori che hanno segnato la storia del rock: ‘Redondo Beach’ in apertura, ‘Dancing Barefoot’, ‘Gloria’ e quella ‘Because The Night’, generoso regalo dell’amico Bruce Springsteen, che diventerà la hit di una carriera. Il finale, come sempre, è affidato all’inno ‘People Have The Power’, con il pubblico tutto in piedi a cantare e un ospite a sorpresa sul palco, il campione di basket dell’Olimpia Milano e capitano della Nazionale azzurra Gigi Datome, che imbraccia la chitarra accanto a Patti, con il sorriso di un bambino a cui è stato regalato un sogno.

 
 
 
 
 
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