La presidente della fondazione, contattata da LaPresse, parla in vista del concerto di Verona: "Raccolta fondi per centri antiviolenza"
Giulia Minoli, presidente della fondazione ‘Una. Nessuna. Centomila’, dedicata alla prevenzione ed al contrasto della violenzacontro le donne, organizza il concerto omonimo con le grandi voci della musica insieme contro la violenza sulle donne, quest’anno previsto il 26 settembre all’Arena di Verona. Intervistata da LaPresse dichiara: “Il sostegno degli uomini è importantissimo, nel concerto ci sono tantissimi artisti uomini. L’alleanza con loro è un punto fondante del lavoro che andremo a fare. C’è un desiderio di mettere insieme anche mondi che non si parlano tra di loro per arrivare a obiettivo comune. Un’alleanza con gli uomini è fondamentale”.
“Una parte fondamentale deve essere legata a forme e contenuti di comunicazione sul web. Se si pensa al dibattito dopo lo stupro di Palermo, è stato un dibattito consumato sui giornali. Serve elaborare contenuti per ragazzi, che possano andare su TikTok, Facebook, Instagram, sulle cose che si possono fare: quando parlo di rivoluzione culturale parlo di elaborazione in questa fase storica con linguaggi che devono arrivare alle nuove generazioni”, prosegue Minoli. “Colpa dei porno? Esiste sicuramente il problema dell’accesso gratuito e illimitato sul web ai minori in generale ma il nodo principale resta il tema del potere maschile e della discriminazione di genere. Dobbiamo aiutare i giovani a uscire dall’isolamento e tornare insieme. Nell’analisi di questi ultimi stupri, questi ragazzi che oggi hanno 21 anni, hanno avuto 18-19 anni negli anni del Covid, c’è stato un isolamento totale sulla finestra del web, ed è lì che è si è creata una fase così delicata”, conclude.
Il concerto a Verona
“Il Concerto di Verona vedrà una raccolta fondi per i centri antiviolenza selezionati, gli artisti che parteciperanno fanno parte del ‘laboratorio artistico’, non hanno solo scelto di cantare ma hanno scelto di impegnarsi. Sono tutti chiamati a portare la loro arte e il loro contributo, per elaborare insieme un progetto culturale. Dobbiamo cambiare la narrazione, non si può parlare solo delle vittime, è essenziale quello che è successo, ma dobbiamo parlare anche di donne che ce l’hanno fatta, raggiungendo la loro autonomia. Questo serve per dare coraggio alle donne che hanno paura” dice ancora Minoli. “A Verona non ci sarà la trap ma ci saranno tanti artisti come Tananai, Giuliano Sangiorgi, Nicolò Fabi, Samuele Bersani, tanti e tutti vicini anche alle nuove generazioni. Questa mobilitazione deve essere contagiosa e deve portare nei vari mondi della cultura, compresi gli influencer, i tiktoker, dobbiamo costruire un tavolo di lavoro” spiega ancora a LaPresse. “Fondamentale la contaminazione anche culturale, per questo abbiamo scelto come fondzione di lavorare con la cultura, la musica, lo spettacolo e il cinema, per entrare nelle scuole, nella società e proporre modalità diverse di relazioni. Soprattutto perché l’educazione deve passare attraverso un progetto di lunga durata, passa per la prevenzione, una legge sull’educzione all’affettività, con un consenso politico trasversale”, conclude.
“Non serve l’esercito ma la prevenzione”
“Non c’è bisogno di portare l’esercito come visto in questi giorni, ma serve un intervento sistemico che parta dalla prevenzione, finalizzato a un’educazione più rispettosa e volta all’affettività, dai primi anni di scuola, un contrasto agli stereotipi di genere, che possa scardinare nel profondo l’idea di potere di controllo che gli uomini ancora hanno sul corpo e la vita delle donne” dice Minoli. “Serve un sostegno ai presidi territoriali, i centri anti violenza. Li sosteniamo cominciando al sostegno all’autonomia economica e al lavoro. Il 70% delle donne che subisce violenza e arriva ai centri non ha autonomia economica. Sappiamo benissimo che questo è un punto fondamentale per iniziare ad affrontare il problema”, prosegue Minoli, che in riferimento all’ultimo caso, nel trapanese, di una donna di 39 anni uccisa dal suo ex compagno, aggiunge: “Ci troviamo ancora di fronte a un ennesimo caso – specifica – un’altra donna uccisa dopo questa tragica estate e un anno in cui secondo i dati abbiamo oggi il 79esimo famminicidio del 2023, è una lunga lista drammatica che però dalla quale esce non un’emergenza ma un fenomeno strutturale, di fronte al quale l’obiettivo e anche la mission che noi abbiamo come Fondazione ‘Una. Nessuna. Centomila.’ è quella di contrastare e soprattutto prevenire. Quello di cui abbiamo bisogno non sono solo le leggi, ma proprio un discorso culturale. Lavoriamo per ottenere autonomia economica, una legge sull’affettività nelle scuole e un coinvolgimento del mondo della cultura”.
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