L'album in uscita il 22 settembre è il 14esimo di inediti per il Liga
La maturità del padre di famiglia, ma con la stessa voglia di incendiare il palco degli esordi: Luciano Ligabue torna con un nuovo album, in uscita il 22 settembre in digitale e nei formati fisici classici dal cd al doppio vinile. ‘Dedicato a noi‘ è il suo quattordicesimo album di inediti e la venticinquesima uscita discografica della sua carriera ultra-trentennale, che arriva a distanza di tre anni dalla pubblicazione dell’ultimo album di inediti ‘7’ e della raccolta ’77+7′. Il cantautore di Correggio lo ha presentato nei giorni scorsi durante una chiacchierata informata presso la sede della Warner Music a Milano e lo porterà in tour che lo vedrà protagonista prima all’Arena di Verona, il 9 e 10 ottobre, e poi nei palasport delle principali città italiane. “‘Dedicato a noi’ è il primo album in cui sono consapevole di quello che ho fatto nella mia carriera”, ha detto Ligabue che non si è nascosto nel raccontare cosa lo ha spinto a tornare in studio per un nuovo album. “E’ un disco che parte da lontano, è quello in cui siamo stati di più in studio. Dopo la pandemia ho iniziato a tirare fuori una trentina di canzoni, tra queste undici si sono fatte largo. Dal punto di vista sonoro non ci siamo fatti troppe domande, ho sempre desiderato essere un cantautore con il suono di una band ed è così ancora una volta. A noi piace questa idea di musica, è quello che ci piace fare, anche se siamo consapevoli che il mondo vada in un’altra direzione”, ha aggiunto.
E’ l’attualità ad aver ispirato ancora il Liga. “‘E’ un album che nasce dalla contemplazione di quello che io vedevo intorno a me: il caos”, ha detto. “Mi sono guardato intorno e ho visto un panorama desolante, avendo visto l’inizio dei sei decenni questo è il peggior decennio che io mi ricordi: dalla pandemia, alle guerre, dalle catastrofe ambientali all’aumento dei femminicidi e stupri – ha aggiunto – segno di un arretramento culturale importante. I ragazzi che confessano di non avere una idea di futuro e forse non ne hanno voglia. E’ un quadro di insieme che percepisco come fossimo isolati dalle nostre paure”. “L’appello che faccio in questo disco è quello di non rassegnarsi e di non mollare mai. Perché ognuno di noi deve fare la sua parte”, prosegue. E proprio in un mondo che va sempre più una direzione di ricerca dell’individualismo, il Liga è andato in controtendenza cantando un ‘noi salvifico’ per restare ancorati tutti insieme a certi valori come quelli dell’amore. Temi che ritornano nei testi di canzoni che raccontano storie di tutti i giorni: da quella di una coppia che dopo 30 anni è ancora innamorata (‘Così come sei’ ma anche ‘La metà della mela’) a quella di due innamorati che vogliono rendere “eterna” la loro unione in un viaggio onirico per le vie di Roma (‘Un canzone senza tempo’), fino alla storia di due diciottenni con l’adolescenza segnata dalla pandemia e dalle sue conseguenze sociali (‘Stanotte più che mai’).
Un Ligabue che non ha timore di affrontare la realtà di oggi, fatta di social e tecnologia anche nel produrre musica. Con social e tecnologia quello che si può fare è meraviglioso, è l’uso che ci specchia bruttarelli”, ha detto. “Non vivo benissimo il ‘commentificio’ sui social, non solo non aiuta ma perché si dà un potere sbagliato. Se uno non sa bene di cosa sta parlando non dovrebbe mai commentare”, ha aggiunto il cantautore emiliano che per la prima volta ha avuto al fianco nella intera produzione del disco del figlio Lenny. “L’arte di per sé fa quello che può fare. Un conto è produrre e veicolare, un conto è l’uso che ne viene fatto”, ha aggiunto. E sulla musica di oggi, il Liga ha detto di non conoscere la trap (“dovrei ascoltarla per poter giudicare”) tanto amata dai giovani mentre ha apprezzato lavori come quelli di Sam Fander e Paolo Nutini (“sono dischi che mi fanno stare bene”).
Ma proprio come un ragazzino anche il Liga “abusa delle piattaforme” per ascoltare musica e ammette anche che a volte la ascolta “male e velocemente perché ho paura di perdere qualcosa”. Un Liga ‘aperto’ alle nuove generazioni, ma profondamente ancorato al suo essere e al suo pubblico soprattutto che non più tardi di qualche mese fa è accorso in massa per i suoi concerti estivi negli stadi. “Le mie canzoni sono sempre fatte per suonarle dal vivo e non a caso ho deciso di farle in tour tutte a rotazione, se riesco vorrei cambiare la scaletta ogni sera. Anche perché voglio vedere la reazione del mio pubblico”, ha ammesso. “Ho sempre avuto la tendenza ad essere fuori dalle mode, dalle tendenze. Ho sempre avuto bisogno di un pensiero autonomo, anche per questo non ho mai preso una tessere di partito. Mi sono sempre voluto sentire me stesso nel bene e nel male”, ha concluso Ligabue.
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