La band dopo 18 anni torna con un nuovo album in studio. Non si può nascondere l’entusiasmo per un disco potentissimo
Il tempo sembra essersi fermato per i Rolling Stones, che dopo 18 anni tornano con un nuovo album in studio: ‘Hackney Diamonds’ è il primo disco di inediti della band inglese dopo ‘A Bigger Bang’ del 2005. Lo abbiamo ascoltato in anteprima e non si può nascondere l’entusiasmo per un disco potentissimo, un gran bel tuffo nel passato del rock and roll. E che passato! ‘Hackney Diamonds’ è un condensato di Rolling Stones di altissimo livello, una performance di bravura che beneficia di un livello di concentrazione che la band, sotto la direzione del produttore Andrew Watts, non aveva da tempo. Mick Jagger, Keith Richards e Ronnie Wood dimostrano una coesione nel suono, nell’uso della chitarra, nella qualità e nella costruzione delle canzoni. Dodici tracce con una alternanza dal sano rock and roll a ballate, con un finale all’insegna del grande blues. Un disco urlato, dai testi forti e in cui traspare rabbia e dolore, in puro stile Stones. L’attesa per l’album è febbrile e i primi brani pubblicati ‘Angry’ (già oltre 20 milioni di visualizzazioni) e la collaborazione con Lady Gaga e Stevie Wonder in ‘Sweet Sounds Of Heaven’ hanno convinto pubblico e critica che non vede l’ora di poter tenere tra le mani il disco dell’anno. Hackney Diamonds è stato registrato in varie località sparse per il mondo, tra cui gli Henson Recording Studios di Los Angeles, i Metropolis Studios di Londra, i Sanctuary Studios di Nassau (Bahamas), gli Electric Lady Studios di New York e gli Hit Factory/Germano Studios, sempre a New York. Il compianto batterista Charlie Watts è presente in due brani: ‘Mess It Up’ (un classico pezzo rock) e in ‘Live By The Sword’ (una canzone che può essere benissimo la colonna sonora di un gangster movie e include anche il basso dell’ex bassista degli Stones Bill Wyman).
Tante anche le collaborazioni con artisti di altissimo livello. ‘Sweet Sounds Of Heaven’ vede presenti la voce di una melodiosa Lady Gaga e le tastiere e il piano di Stevie Wonder. Con i suoi oltre 7 minuti rimanda ai grandi classici rock degli anni ’60 e ’70. In netta controtendenza con l’oggi. Ma tant’è, stiamo parlando di grande musica. ‘Bite My Head Off’ vede al basso un altro immortale, Paul McCartney, protagonista insieme a un fenomenale Keith Richards e al suo riff di chitarra. Un pezzo che ricorda il punk dei Sex Pistols ma con quel ritmo inarrestabile tipico degli Stones. In ‘Get Close’ e ancora ‘Live By The Sword’, infine il piano è suonato da Elton John. Insomma gli Stones in questo disco fanno quello che sanno fare meglio, ma a tutto gas, e suonano bene come non mai, dimostrando di essere ancora freschi, con un’energia e una spinta che rasentano quasi il soprannaturale se si pensa alla loro carta di identità. La voce di Mick Jagger spazia dal rock, al funky fino al più classico blues come nella straordinaria cover finale di ‘Rolling Stone Blues’ di Muddy Waters. In ‘Whole wide world’ si lascia andare anche in un grido disperato perché “tutto il mondo è contro di te”, sembra proprio un messaggio rivolto alle giovani generazioni di provare comunque a rialzarsi (“quando pensi che la festa sia finita ma è appena iniziata”). E non è da meno Keith Richards. Nei suoi riff di chitarra sembra esserci l’elisir dell’eterna giovinezza, perché come dice lui, gli assoli vanno e vengono ma i riff durano per sempre. Il leggendario chitarrista si produce anche in una performance vocale notevole in ‘Tell Me Straight’. E che dire, infine, degli avvolgenti assoli di basso di Ronnie Woods. Insomma, abbiamo dovuto aspettare 18 anni per questo nuovo disco degli Stones, ma ne valeva decisamente la pena.
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