Las Vegas in questo weekend é la capitale degli Usa. Stasera all’Allegiant Stadium va in scena il Superbowl, l’evento sportivo, e non solo, dell’anno in America nel quale si affrontano i San Francisco 49ers e i Kansas City Chiefs. I tifosi delle due squadre hanno invaso Sin City, la, città del peccato ma il ricco fine settimana ha visto anche la band più famosa del mondo esibirsi nell’avveniristica struttura che sta cambiando il concetto di live show nella musica. Gli U2 hanno tenuto due show venerdì e sabato che portano il gruppo irlandese verso la fine della residency nella città del Nevada prevista con il concerto finale del 2 marzo. Qui a differenza di quanto avviene in Italia non ci sono bivacchi e file davanti all’arena per accaparrarsi le prime file. Tutto avviene in modo ordinato e digitalizzato. Anche per il parterre si arriva non prima delle 17.30 e si riceve il braccialetto per la zona sotto il palco. Noi siamo lì e l’enorme sfera con lo schermo ancora spento non sembra così grandiosa. Un dj scalda l’ambiente con classici rock e pop anni ’80 e’ 90. Poi poco dopo le 20 arriva la band. Alla batteria c’é l’olandese Bram Van Den Berg, 41 anni, che sostituisce il fondatore del gruppo dublinese, Larry Mullen, ai box per problemi di schiena. Bono inforca gli occhiali da mosca e parte il riff metallico di ‘Zoo Station’ , la canzone che apre ‘Acthung Baby’, l’album della svolta noise e sexy del 92, che verrà suonato per intero. I visual si accendono e travolgono il pubblico ancora di più nella successiva ‘Even better than the real thing’, un caleidoscopio di colori nel quale campeggiano le immagini dei film di Elvis Presley, opera dell’italiano Marco Brambilla. Th Edge giganteggia alla chitarra nei brani di ‘Acthung Baby’, tra frustate sonore e lirismo classico dei primi U2.
Bono non predica ma stabilisce una conversazione col suo pubblico ironizzando sui prezzi alle stelle degli hotel in città per il Superbowl. L’atmosfera in realtà é quasi da club, il palco a forma di piatto del giradischi disegnato da Brian Eno, é lontano dai mega stage degli stadi. La grandeur arriva dal tetto della Sfera ma i visual sono sempre al servizio della musica, senza mai prevaricare. Arriva poi il set acustico con una dolce ‘All I Want is you’ e la chicca della serata ‘When love comes to town’ da ‘Rattle and Hum’, dedicata al maestro del blues B. B. King, che suonava nell’originale, e a una delle figure del Pantheon di Bono e soci, il leader dei diritti civili in America Martin Luther King. C’é spazio anche per una cover dei Crowded House, ‘Don’ t dream it’s over’ e poi si torna al rock. Bono in giacca bianca trascina la folla nei riff sporchi di ‘Vertigo’ ed ‘Elevation’, seguite dal nuovo singolo ‘Atomic City’, dedicata a Vegas con lo scenario dei casinó della Strip che si staglia sulla cupola della sfera. Si va sul finale con ‘Where The Streets Have No Name’, il viaggio di 4 ragazzi della periferia di Dublino nell’America dei deserti con le immagini della Death Valley sullo sfondo. Sui volti di Bono, The Edge e Adam Clayton si vede il sorriso di chi ha vinto ancora una volta una scommessa e per di più nella città del gioco d’azzardo.Il crescendo emotivo di ‘With or Without You’ diventa un coro unico della folla che sfocia in’ Beautiful Day’, che chiude una serata magica e uno show senza eguali nel panorama della musica mondiale.