L'azienda oggi è diventata un vero e proprio fenomeno mondiale studiata come caso di successo nelle più prestigiose scuole di business internazionali
Ha rivoluzionato l’industria musicale globale dando nuova vita a tantissime grandi canzoni. E oggi è diventato un vero e proprio fenomeno mondiale studiato come caso di successo nelle più prestigiose scuole di business internazionali. Parliamo di Music Brokers, l’azienda fondata a Buenos Aires nel 1997 da Federico Scialabba e Julian Cohen. Il segreto del suo successo è soprattutto la capacità di individuare il crescente fascino della musica lounge tra un pubblico globale e capitalizzare tale tendenza con un approccio innovativo, lanciando canzoni e collezioni che hanno saputo connettersi con pubblici diversi attraverso strategie di marketing e distribuzione altamente efficaci, producendo un impatto socioculturale inaspettato. Oggi, non c’è spazio retail sofisticato o ristorante trendy dove non risuonino le playlist di Music Brokers.
Il fenomeno di Music Brokers
Il boom planetario di questa multinazionale discografica si basa essenzialmente sulla giusta combinazione di un repertorio riconoscibile di brani classici aggiornati con arrangiamenti musicali soft (Bossa Nova, Soft Jazz, Reggae, Chill Out, Lounge e, più recentemente, Afrobeats) e interpretati da professionisti di comprovata efficacia, che mettono il loro talento al servizio di uno o più progetti, a volte usando due o più pseudonimi, come facevano negli anni ’50 e ’60 molte stelle del Soul e del Rhythm’n’Blues per ottenere entrate extra. Un modello di lavoro che la critica musicale più purista ha osato definire opaco e produttivista. Una visione alquanto discutibile in tempi di “Intelligenza Artificiale”, dove i musicisti lottano sempre più per non perdere fonti di lavoro e trovare un’etichetta che li sostenga di fronte all’imminente minaccia della tecnologia.
Intelligenza Artificiale: strategia e critica
“Mentre il ruolo dell’intelligenza artificiale nell’industria musicale è il grande tema del momento, c’è ancora chi osa mettere in discussione la decisione di numerosi musicisti di creare e mantenere diverse carriere parallele. Con alcune si guadagnano da vivere e in qualche modo finanziano altre sfaccettature artistiche che oggi richiedono molto più tempo per svilupparsi”, spiega Federico Scialabba, presidente e fondatore di Music Brokers, che raramente accetta di parlare con i media.
Scialabba ci fa ascoltare canzoni di artisti rilevanti del catalogo Music Brokers che hanno collaborato con superstar, hanno suonato all’ultima edizione del festival di Coachella, hanno registrato canzoni per spot televisivi di grandi marchi o, più recentemente, hanno cantato su richiesta della famiglia Carter al funerale dell’ex presidente degli Stati Uniti. Sotto pseudonimi ma senza nascondere il volto né i progetti paralleli, quegli stessi interpreti sviluppano una carriera all’interno dell’universo Music Brokers. E già c’è chi parla del suo Music Brokers. “Stax e Motown avevano un suono proprio, così come le produzioni di Phil Spector con il Wrecking Crew”, ricorda Federico, che prima di essere un imprenditore discografico di successo è stato un dj riconosciuto a Buenos Aires e non ha mai smesso di sentirsi tale. “Il nostro merito è stato quello di saper individuare un bisogno nella società attuale che corrisponde all’esplosione di un nuovo tipo di spazi pubblici. In Brasile, il nostro direttore marketing un giorno lo definì molto bene: Você cresceu sua música também”. All’inizio, Music Brokers vendeva musica su supporto vinile e CD – e lo fanno ancora per il mercato dei collezionisti, specialmente nei Paesi Bassi – e uno dei traguardi che contribuì alla loro espansione fu diventare fornitori del gigante statunitense Walmart, distribuendo il loro catalogo in oltre 2.000 punti in Nord America. Poi arrivò il boom di Bossa ‘n’ Stones (2004) e il resto è stata una costante ascesa alla gloria. La ricetta irresistibile: il repertorio immortale di Jagger e Richards filtrato attraverso il soft touch delle strumentazioni a ritmo di bossa interpretato da artisti anonimi o poco conosciuti, opportunamente esaltato da una copertina altamente sexy che mostrava in primo piano la parte inferiore di un bikini in tessuto denim con una cerniera che alludeva direttamente a quella copertina creata da Andy Warhol per l’album Sticky Fingers (1971) dei Rolling Stones. La combinazione di versioni di classici popolari con ragazze poco vestite in copertina non è affatto un’invenzione recente e qualsiasi melomane ricorderà quei LP strumentali del sassofonista italiano Fausto Papetti negli anni ’60 che erano solitamente classificati nei negozi di dischi dell’epoca nella sezione easy listening.
Quel disco pionieristico, ampiamente copiato dai suoi stessi autori e concorrenti, è stato la piattaforma di lancio di alcune carriere artistiche individuali meritorie come quelle di Karen Souza, Sarah Menescal, Shelly Sony, Michelle Simonal o Groove da Praia, oltre a essere il seme per l’espansione della prima compagnia discografica indipendente latina di scala mondiale, che oggi ha sedi operative in Argentina, Brasile, Cile, Uruguay, Paraguay, Messico, Stati Uniti e Paesi Bassi, così come un’associazione strategica in Spagna. Con la sua attuale struttura, Music Brokers è diventata uno dei più importanti gestori di registrazioni musicali a livello mondiale. “Lavoriamo insieme a Spotify, Apple, YouTube, Deezer, Amazon, Tidal e altre piattaforme gestendo parallelamente migliaia di playlist. Tutti i nostri lanci ottengono esposizione in innumerevoli paesi simultaneamente, il che ci permette di fare nuove e varie scommesse continuamente” spiega il presidente di Music Brokers. “L’anno scorso abbiamo lanciato in media 2 canzoni al giorno e quest’anno abbiamo già lanciato 450 canzoni sul mercato” sottolinea Federico. E sebbene la principale fonte di entrate oggi provenga soprattutto dallo streaming, resistono a rinunciare al prodotto fisico che ancora costituisce per l’azienda una percentuale importante del suo fatturato (15%), ben al di sopra della media del mercato”. Tra i suoi attuali progetti, Scialabba spiega come, sfruttando l’accordo strategico che permette loro di disporre di uno studio di registrazione a Madrid, stanno lavorando a “una nuova fusione chiamata Spanish Flow, unendo suoni spagnoli con il flamenco e basi di chill e trap, ma in modo sottile e cool”. È anche entusiasta della riscoperta del canzoniere storico messicano che stanno realizzando nel paese azteco con la produttrice 3 KAMIKAZES, “fondendolo con musica elettronica ma questa volta conservando le voci antiche”.
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