Roberto De Simone, morto a 91 anni il pilastro delle tradizioni napoletane

A lui si deve la rinascita e il rinnovamento della musica popolare campana

È morto all’età di 91 anni Roberto De Simone, figura cardine della cultura italiana del Novecento: compositore, musicologo, regista teatrale, già direttore del Conservatorio di Napoli per cinque anni fino al 2000 e del Teatro San Carlo dal 1983 al 1987, fondatore nel ’67 della ‘Nuova Compagnia di Canto Popolare’. A lui si deve la rinascita e il rinnovamento della musica popolare campana, portata su palcoscenici internazionali con una forza poetica che ha saputo fondere tradizione e innovazione.

Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, lo ha ricordato con parole cariche di commozione: “Napoli perde un riferimento culturale che ha saputo portare nei decenni la nostra città in giro per il mondo, coniugando le antiche tradizioni con una straordinaria attitudine innovativa”.

De Simone era stato recentemente omaggiato per i suoi 90 anni a San Domenico Maggiore, nell’ambito del progetto ‘Napoli Città della Musica’. Un altro tributo fu il concerto ‘Natale a Napoli’ alla Corte di Carlo di Borbone, diretto da Alessandro De Simone, che “rappresentò un momento molto emozionante”, ha sottolineato il sindaco.

Chi era Roberto De Simone

Nato a Napoli il 25 agosto 1933, De Simone si diploma in pianoforte e composizione al Conservatorio della sua città. Dopo gli esordi come clavicembalista, si avvicina presto alla ricerca filologica e antropologica sulle feste popolari e sulla musica colta campana del Settecento, diventando anche docente di Storia della musica all’Accademia di Belle Arti negli anni ’70.

Ma è nel teatro che lascia il segno più profondo. ‘La gatta Cenerentola’, del 1976, favola in musica che debuttò al Festival dei Due Mondi di Spoleto, resta la sua opera più celebre, che determinerà anche la rottura dei rapporti con alcuni componenti della ‘Nuova Compagnia di Canto Popolare’. Tra le più note anche il contrasto drammatico per musica ‘Misterio napolitano’, e le opere presentate negli anni ’80, più sperimentali in ambito musicale, come ‘L’Opera buffa del Giovedì Santo’, che presenta una specifica partitura, e ‘Requiem per Pier Paolo Pasolini’.

Partecipa anche alla realizzazione dell’album ‘Non farti cadere le braccia’ di Edoardo Bennato. Compone la ‘Festa Teatrale’ per il 250º anniversario del Teatro di San Carlo nell’87, negli anni ’90 le musiche corali per l”Agamennone’ di Eschilo e l’opera ‘Eleonora’, per il bicentenario della sfortunata rivoluzione napoletana.

Roberto De Simone è ricordato anche per le tante regie liriche, per la Scala come per i maggiori teatri mondiali. Riccardo Muti lo chiama ad aprire la Stagione 1986/87 con il ‘Nabucco’ di Verdi a Milano dove proporrà, qualche anno dopo, gli allestimenti delle opere di Mozart ‘Idomeneo’ e ‘Il flauto magico’.

Della sua produzione saggistica, particolarmente interessanti sono alcuni testi che riguardano favole e feste popolari come ‘Racconti e storie per i 12 giorni di Natale’, ‘Chi è devoto’ e, ancora, ‘Immagini della Madonna dell’Arco’, ‘Carnevale si chiamava Vincenzo’, in collaborazione con l’antropologa Annabella Rossi, e ‘Il Pentamerone di G. B. Basile tradotto da R. De Simone in napoletano moderno’. Secondo la Treccani, De Simone fu capace di “circoscrivere a volte l’ambigua e complessa cifra della ‘napoletanità’ nei limiti imposti da una visitazione drammaticamente farsesca dei loci tradizionali”, riuscendo però a mantenere viva “quella scansione lirica sfumata e cangiante che rappresenta una vena sotterranea, ma sempre presente e pulsante nel tessuto del folclore partenopeo”.