TV: successo per docuserie sulla Uno Bianca. Giammaria: “Lavoro inattaccabile”

La docuserie ripercorre le tappe del percorso criminale della banda identificata dalla macchina che rubava

E’ stato uno dei casi di cronaca più agghiaccianti nella storia italiana, una escalation di rapine e omicidi che ha insanguinato l’Emilia Romagna e le Marche per sette lunghi anni, dal 1987 al 1994 e che ha sconvolto un’intera nazione. Stiamo parlando dei delitti della Uno Bianca, di cui lunedì Rai 2 ha raccontato la storia in un documentario dal titolo ‘La vera storia della Uno Bianca’. La docuserie, per il ciclo Crime Doc targato Rai Documentari, ha fatto registrare il 5,4% con 1 milione 183 mila spettatori. A conferma della voglia di informazione seria da parte del pubblico, anche in prima serata. “Un grandissimo riscontro”, ha commentato a LaPresse Duilio Giammaria, direttore di Rai Documentari. “La serie Crime di Rai Documentari è una sfida vinta perché consente di riguardare a fenomeni criminali della storia del nostro paese inseriti in un contesto sociale e quindi in linea con la missione del servizio pubblico”, ha aggiunto.

La docuserie ripercorre le tappe del percorso criminale della banda identificata dalla macchina che rubava, una Uno bianca, scelta perché era la più comune e quindi si confondeva tra le altre. “Siamo riusciti a restituire una complessità del racconto, che non è una semplice ricostruzione, ma anche uno spaccato del contesto sociale in cui quei fatti sono avvenuto e l’impatto che hanno avuto sull’opinione pubblica”, ha spiegato ancora Giammaria. Nella serie a parlare sono i protagonisti delle indagini, i due poliziotti Baglioni e Costanza, che si sono messi sulle tracce dei fratelli Savi, il giudice Daniele Paci che volle costituire il ristretto pool investigativo interforze sul caso ed Eva Mikula, la giovanissima compagna di uno dei capi della Uno Bianca, Fabio Savi. Tra le tante testimonianze anche quelle di chi è sopravvissuto agli attacchi della banda, come Luca Di Martino, o Ada Di Campi, poliziotta che fu vittima di un agguato. A uno dei legali dei fratelli Savi che lamenta una ricostruzione incompleta di quei fatti, Giammaria ha risposto: “La nostra è una sintesi bilanciata e documentata, con spazio per tutte le parti in causa. Siamo felici che abbiano visto il film, siamo anche aperti a qualsiasi discussione e non temiamo confronti di alcun genere. Dal punto di vista editoriale è inattaccabile”.

Il buon riscontro di pubblico, in prima serata, è la conferma che il documentario può avere un suo spazio importante. “E’ anche il riconoscimento di un lavoro di squadra che Rai Documentari porta avanti con ottimi produttori italiani indipendenti come Verve Media Company, con cui oltre alla Uno Bianca abbiamo realizzato ‘Il Mostro di Firenze’, che vedremo il 6 dicembre sempre prime time su Rai Due, terzo appuntamento del ciclo Crime doc, a cui seguirà un documentario sulla mafia nigeriana il 10 dicembre su Rai Tre. Siamo sulla strada giusta e gli ascolti ci premiano”, ha spiegato Giammaria. “Grazie al nuovo piano industriale, confermato dall’ad, siamo sicuri che il genere decollerà e porterà un contributo all’idea del servizio pubblico”, ha sottolineato il direttore di Rai Documentari. “Il documentario è un ottimo strumento per creare consapevolezza anche su questione complesse. Il perfetto complemento all’informazione veloce, al classico talk, che spesso genera dibattiti senza esito. Un buon documentario per sua natura ha sempre al suo interno informazione di qualità”, ha concluso Giammaria.