La vita di Arnoldo Mondadori ripercorsa in una docufiction che andrà in onda mercoledì in prima serata su Rai1. È ‘Arnoldo Mondadori – I libri per cambiare il mondo’, protagonista Michele Placido, che dà il volto al grande editore che partendo da una famiglia povera, a Ostiglia nel Mantovano, dall’inizio del ‘900 riuscì a costruire un impero. Nella docufiction si ripercorrono le varie fasi della vita e del lavoro di un vero e proprio capitano d’industria, il suo difficile rapporto con il figlio Alberto (interpretato da un bravissimo Flavio Parenti), con altri due attori nella parte di Mondadori da bambino (Luca Morello) e ragazzo (Brenno Placido). “Mi piace il corpo a corpo con gli attori, sono più attore che regista”, sottolinea Placido nel corso della presentazione a Milano. “Se hai l’attore giusto – spiega – già metà film c’è. Quando sono stato interpellato per interpretare Arnoldo Mondadori, non credevo di essere adatto, anche fisicamente, ma grazie al teatro sapevo che potevo dare un apporto a Mondadori, curando la parte interiore. La docufiction sa unire la fiction con il documento. Allora ho pensato che avrei potuto dare un apporto come attore, senza fare una statua da museo delle cere. Ora vorrei che ci fosse lui qui, e direbbe ‘ma che avete fatto?'”.
In un’ora e mezza intensa, con l’intermezzo di interviste a quanti lo hanno conosciuto e a scrittori ed editori, ‘Arnoldo Mondadori’, prodotta da Gloria Giorgianni per Anele in collaborazione con Rai Fiction, ripercorre le tappe fondamentali di un’epopea editoriale e industriale che, in particolare negli anni ’60 con l’intuizione di vendere gli ‘Oscar Mondadori’ nelle edicole, realizzò il sogno di bambino del protagonista: quello di rendere i libri un bene non più di lusso, ma a disposizione di tutti. Al centro la famiglia, la figura della moglie, Andreina Monicelli, interpretata da Valeria Cavalli, vera e propria roccia alla quale ogni tanto Mondadori deve aggrapparsi, e i figli, Alberto e Giorgio in particolare.Una riflessione che si avvale nella narrazione documentaristica dei contributi di testimoni illustri, dal nipote Luca Formenton, presidente della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, che ha collaborato al progetto, all’ex direttore della casa editrice, Gian Arturo Ferrari, dallo scrittore Gianrico Carofiglio all’editrice Ginevra Bompiani, e ancora, il giornalista Pierluigi Battista, il critico letterario Marino Sinibaldi, la nipote Roberta Mondadori, figlia del fratello Bruno, e Ferruccio Parazzoli, ex capo ufficio stampa della casa editrice, intervallati da preziose interviste originali dell’epoca. “Michele Placido – sottolinea Formenton – è riuscito a dare una sua interpretazione di mio nonno svelando anche gli aspetti più duri del personaggio. È un modo di raccontare l’editoria, è una storia del ‘900 che insegna agli spettatori di oggi l’importanza dei libri”. “Michele – rimarca anche il regista, Francesco Miccichè – ha dato al personaggio una grande umanità e una grande passione”.
Per Brenno Placido anche la “responsabilità” di recitare sullo stesso set del padre, anche se, come ha spiegato, “solo l’ultimo giorno di riprese”. E, racconta, “di Mondadori mi ha colpito che veniva da origini umili, ma con determinazione e caparbietà ha realizzato i suoi sogni. E in questo vedo un parallelismo con mio padre, terzo di otto fratelli, scappato dal paese è venuto a Roma per realizzare il suo sogno di fare l’attore”. “Ma Mondadori – replica Michele Placido – a differenza mia aveva un altro grande talento: la finanza. I libri dovevano rendere, sapeva farne industria”. Un aspetto che emerge nel corso della docufiction soprattutto negli scontri con il figlio Alberto, per certi versi più sognatore e meno ‘concreto’, cosa che li porterà spesso a confrontarsi, anche duramente, pur volendosi bene per tutta la vita.