Debutterà sulla piattaforma streaming il 29 dicembre
Una nuova banda, una nuova rocambolesca rapina ma un altro Berlino, più “leggero” e meno “sociopatico ed egoista” rispetto al personaggio che lo ha reso celebre. Lo racconta la nuova serie, intitolata proprio Berlino, che debutterà su Netflix il 29 dicembre.
Nello spin-off de La casa di carta, presentato oggi a Roma, la rapina alla zecca spagnola non è stata nemmeno pensata. Berlino, interpretato sempre da Pedro Alonso, non sa ancora di essere malato. Ma è proprio qui che inizia a preparare uno dei suoi colpi più straordinari: far sparire gioielli per un valore di 44 milioni grazie a una specie di trucco magico. Per farlo, chiederà aiuto a una delle tre bande con cui ha rubato in passato: Michelle Jenner interpreta Keila, un genio dell’ingegneria elettronica; Tristán Ulloa veste i panni di Damián, un professore filantropo e il consigliere di Berlino; Begoña Vargas è Cameron, una ragazza impulsiva che vive sempre al limite; Julio Peña Fernández dà vita al ruolo di Roi, il fedele seguace di Berlino; e Joel Sánchez interpreta Bruce, l’instancabile uomo d’azione della banda. Itziar Ituño e Najwa Nimri fanno il loro ritorno rispettivamente come le poliziotte Raquel Murillo e Alicia Sierra, già ammirate nella casa di carta. E Berlino? “La follia di questo personaggio è che nasce come un vero pericolo, una persona tenebrosa e malata. Ora grazie a Netflix va avanti e quindi bisognava lasciarselo alle spalle. C’è anche qui il furto, la rapina, ma Berlino doveva risultare diverso pur mantenendo la sua essenza. E’ ancora pericoloso, ma molto più leggero. Mi sono dovuto reinventare il personaggio. Senza rimpianti”, sottolinea Pedro Alonso. L’attore spagnolo non rinnega la banda di La casa di carta (“Li ho tutti nel cuore, sono tutti potenziali spin-off, soprattutto Arturito”), ma spiega di aver “voluto tenere una distanza salutare” da quel Berlino. “Il successo della casa di carta è un’arma a doppio taglio, ti può far volare o precipitare”, evidenzia l’attore. Non mancano gli esempi di prequel o spin-off che hanno eguagliato se non superato il successo ottenuto da una serie, ma i protagonisti di Berlino restano coi piedi per terra. “Sono in un momento molto positivo e stimolante della mia vita. Ho avuto la fortuna di avere una mia mini-serie e anche un documentario (dove racconta la sua esperienza mistica e visionaria con le popolazioni indigene in Messico, ndr) ma non mi chiedo cosa accadrà, cerco di scacciare via questo pensiero”, dice Pedro Alonso.
“Una serie più luminosa con un tocco più da commedia”
“E’ il mondo della casa di carta ma è un’altra galassia nello stesso universo, una serie più luminosa con un tocco più da commedia, con un Berlino innamorato della vita anche se sempre un po’ psicopatico. Il mio personaggio ha paura di lui ma allo stesso tempo lo ammira. Qui l’amore è importante perché rende umani i personaggi, tutti loro a un certo punto perdono il controllo”, spiega Michelle Jenner. Anche per Tristán Ulloa, nella vita reale amico di lunga data di Pedro Alonso cresciuto con lui a Vigo (“A 15 anni in uno spettacolo teatrale lui faceva lo spaventapasseri e io il grillo, la situazione si ripresenta uguale qui”), la nuova serie “nasce dall’esigenza di mettere un tono di commedia in un mondo che vive dolorosi conflitti internazionali, non è più superficiale o frivola ma ha un tono più sbarazzino e leggero. Anche il fatto di intrattenere è una forma di attivismo per costituire una via di fuga dalla pesantezza”. Anche loro, in ogni caso, avrebbero un nome pronto per la casa di carta: “Barcellona” per Jenner, “Orleans dove sono nato e Vigo dove ho studiato e sono cresciuto” per Ulloa. Quanto a Berlino, spalla del professore nella casa di carta, “l’allievo non ha superato il maestro, io sono un leader poco raccomandabile”. Innamorato di Roma e del cinema italiano fino al punto di concedersi il lusso di un bagno in stile Dolce Vita nella fontana di Trevi (“mi piacciono Moretti e Sorrentino ma anche la vecchia scuola come Mastroianni”), Pedro Alonso sta al gioco quando gli viene chiesto di immaginare una seconda stagione di Berlino nella Capitale: “Lo vedrei come un personaggio cresciuto, un cantante molto mediterraneo e caliente, ludico e drammatico. Un ladro cantante su un traghetto verso la Sicilia che poi diventa politico”.
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