L'edificio degli anni '60 sarà interamente ristrutturato con principi funzionali moderni, in chiave green

La Rai scende dal Cavallo. La storica sede Rai di viale Mazzini, a Roma, al cui ingresso troneggia la celebre scultura in bronzo dell’artista siciliano Francesco Messina, cambierà volto. L’edificio degli anni ’60 sarà interamente ristrutturato con principi funzionali moderni, in chiave green, in linea con le nuove esigenze di lavoro. L’apertura del cantiere è prevista per la fine del 2024 e l’inizio del 2025. I lavori dureranno non meno di due anni. E’ la prima volta che la sede generale della tv pubblica italiana resterà vuota. Primo edificio costruito interamente in acciaio a Roma e realizzato nel quartiere della Vittoria da un giovane architetto, Francesco Berarducci, ‘Viale Mazzini’ come viene comunemente chiamato, costruito tra il 1962 e il 1965 rimane una delle più significative architetture del dopoguerra, oltre che l’immagine iconica della televisione italiana.

Nel dicembre del 1957 era stato inaugurato a Roma il Centro di Produzione Rai tv di via Teulada, sempre disegnato da Berarducci (allievo di Pier Luigi Nervi) che per la struttura direzionale della Rai – allora collocata in un palazzo di via del Babuino – passò dal cemento all’acciaio segnando così l’avvento del nuovo decennio. L’obiettivo del progetto è tradurre in codice architettonici l’identità della Rai in un contesto urbano di impianto classico. L’edificio è raccolto attorno ad una corte con un piccolo giardino interno e presentava per l’epoca raffinate soluzioni architettoniche e sperimentali per gli anni ‘60. Simbolo di contemporaneità il suo schema planimetrico (quattro blocchi che si collegano tra loro) è aperto e dinamico. All’ingresso, la scultura del ‘Cavallo morente’ in bronzo, divenuto simbolo della Rai, alto circa cinque metri e pesante 25 quintali, installato nel 1966 nel giardino all’ingresso della sede.

La scultura venne commissionata all’artista catanese nel 1964 dall’allora vice direttore generale, Marcello Bernardi e realizzata in cinque mesi. Verso la fine degli anni Novanta il ‘cavallo’ subì un primo restauro. Vittorio Emiliani in quanto consigliere di amministrazione della RAI, notò che la superfice bronzea del cavallo “non stava bene” e chiese allo storico dell’arte Giuseppe Basile una verifica tecnica approfondita. All’interno, la grande decorazione dell’intero soffitto a piano terra, estesa su 11.000 mq., è opera del pittore e scultore di arte contemporanea Gino Marotta: un bel soffitto ad elementi metallici, impreziosito di disegni astratti. Per l’architetto e designer Massimiliano Fuksas è l’unico edificio costruito nel dopoguerra di livello internazionale L’edificio è recentemente al centro della cronaca per la presenza di amianto. In matrice friabile a protezione della struttura metallica dell’edificio, si trovava principalmente sopra il controsoffitto artistico in metallo, a piano terra. Qui c’è l’ingresso principale dal quale partono i collegamenti verso i grandi ambienti di rappresentanza del piano terreno: la Biblioteca, gli spazi per il lavoro collettivo, la Sala degli Arazzi.

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