In attesa del Tar la parola passa alle Camere
Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso presentato contro la procedura per le candidature al cda della Rai da parte del Parlamento e restituito la palla al Tar senza chiedere l’anticipo sul pronunciamento fissato per il 23 ottobre. In particolare il Consiglio di Stato ha ritenuto che non vi siano ragioni per anticipare il giudizio e che non vi sia “interesse a ricorrere prima delle nomine” perché “gli stessi ricorrenti potrebbero teoricamente essere nominati”. In pratica non c’è nessuna sospensiva sull’annosa questione che sta tenendo in tensione i vertici Rai, ansiosi di ufficializzare il nuovo cda visto che l’attuale sta scadendo. Ora se Camera e Senato forzano la mano e procedono a calendarizzare le udienze per nominare i due consiglieri spettanti per ciascuna camera, come prevede l’attuale legge, si può andare incontro a un conflitto costituzionale, qualora il Tar si dovesse pronunciare contro la legge tuttora in voga.
Al momento non è facile fare previsioni, anche perché a livello politico non c’è l’accordo tra i partiti sui candidati da nominare. Il Pd soprattutto è in una fase che divide la linea da seguire, c’è chi vorrebbe restare sull’Aventino e chi invece vuole scegliere una figura competente che conosca bene l’azienda e i suoi problemi. In quota Pd tra coloro che si sono candidati ci sono Roberto Natale, attuale direttore Rai per la Sostenibilità appoggiato anche da Avs, Giovanni Anversa vice responsabile dell’Intrattenimento, due colossi come Giovanni Minoli e Antonio Di Bella che ambivano più alla presidenza che alla nomina da consigliere, nonché lo stesso Nino Rizzo Nervo, uno dei ricorrenti al Tar, il quale ha un passato nel cda Rai, quindi conosce bene l’azienda. E chissà magari se dovesse essere nominato lui il ricorso potrebbe essere definitivamente respinto anche dal Tar, visto che come ha riportato il Consiglio di Stato “gli stessi ricorrenti potrebbero teoricamente essere nominati”.
Nomine, la situazione politica con i nodi di maggioranza e opposizione
“La sensazione è che il Consiglio di Stato non abbia voluto prendere nessuna responsabilità – sottolinea Nino Rizzo Nervo a LaPresse – oppure sono convinti che Camera e Senato non facciano le nomine fino al 23 ottobre, ma penso proprio che invece forzino la mano, perché una volta fatte le nomine diventa più complesso renderle nulle. Quello che penso è che si rischia un conflitto costituzionale”. Tuttavia non sarà facile calendarizzare le sedute di Camera e Senato essendo il Parlamento ingolfato di temi almeno fino a metà agosto. Certo se la maggioranza dovesse trovare un accordo potrebbe blindarlo e abbreviare i tempi. Ma in seno alla maggioranza di governo in questo momento le divisioni sono nette. Soprattutto tra Lega e Forza Italia. Non solo sull’aumento degli spot pubblicitari in Rai, eliminando il tetto come vuole Salvini, ma anche sulle nomine. La stessa Lega vuole un dg nel nuovo cda, che dovrebbe avere la nomina da parte del Mef di Giampaolo Rossi come amministratore delegato e la designazione di Simona Agnes come presidente, poi toccherà alla Vigilanza votare la nomina di quest’ultima che diventerà effettiva superando i due/terzi dei voti favorevoli. Per gli altri consiglieri al già votato e riconfermato Davide Di Pietro come rappresentante dei dipendenti Rai si dovrebbero aggiungere un candidato per FdI (Falcone in pole) e l’altro per la Lega (duello Marano-Casarin) e i due spettanti all’opposizione. Tra questi ultimi sembra quasi certa la riconferma di Alessandro di Majo in quota cinquestelle. E poi c’è il candidato Pd con tutti i nodi da sciogliere.
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