Ora ci si aspetta che il tema del finanziamento del servizio pubblico "sia centrale" durante gli Stati generali

L’emendamento della Lega alla legge di Bilancio per ripristinare la riduzione del canone Rai da 90 euro a 70 euro turba le ultime giornate in viale Mazzini in vista degli Stati generali del servizio pubblico in programma il 6 e il 7 novembre in Senato. Dal Cda Rai – secondo quanto appreso da LaPresse – emerge “preoccupazione” per la mossa del Carroccio, legata – tra le altre cose – al fatto che al momento non ci sono “certezze sulle entrate”. Il riferimento, oltre al paventato taglio del canone e alla stretta sull’azienda prevista dalla manovra, riguarda anche il tetto sulla pubblicità. “Una Spa deve avere certezza sulle entrate”, è il ragionamento che si fa in viale Mazzini, “anche per adottare contromisure”. E c’è chi ricorda come timori simili siano stati già espressi nella prima riunione del nuovo Cda – il 24 ottobre scorso – all’indomani dell’annuncio del giro di vite sulla Rai stabilito dal ddl della legge di Bilancio. “Una preoccupazione condivisa da tutti”, viene spiegato, che l’amministratore delegato, Giampaolo Rossi, si è impegnato a rappresentare al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Ora ci si aspetta che il tema del finanziamento del servizio pubblico “sia centrale” durante gli Stati generali, “altrimenti ogni discorso” sulla Rai “rischia di essere un esercizio astratto”, viene sottolineato.

“La riduzione del canone, affiancata ai tagli è elemento di preoccupazione per tutti. Ogni ulteriore compressione non può che incidere sugli impegni che ci derivano dal contratto si servizio”, afferma il direttore del canone Rai, Roberto Ferrara – secondo cui “ridurre” l’imposta “per poi portare in fiscalità generale un contributo non è una grande trovata”.

Sul taglio del canone si è, intanto, aperta la partita politica all’interno della maggioranza e la speranza ai piani alti di viale Mazzini è riposta sul fatto che al momento in seno alla maggioranza lo slancio in avanti sia arrivato dalla sola Lega. Forza Italia ha infatti già espresso la sua contrarietà. Per riportare a 70 euro l’imposta, fa notare il capogruppo azzurro alla Camera Paolo Barelli, “servirebbero 400 milioni”. “Saremmo d’accordo anche ad azzerarlo, ma devi trovare i soldi, non devi aumentare la pubblicità, perché se aumenti la pubblicità si arrabbiano gli altri, non Mediaset, Cairo, gli altri. Siccome ormai è tutto collegato alla pubblicità non è più un fatto solo televisivo. Sono equilibri che vanno mantenuti”.

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